8 dicembre 1816: nasce il regno delle due Sicilie
L’8 dicembre 1816, Ferdinando di Borbone dà vita al regno delle due Sicilie unificando il regno di Napoli e quello di Sicilia
Accadeva esattamente 204 anni fa, dopo il Congresso di Vienna, l’8 dicembre 1816, Ferdinando IV riunì in un unico Stato i regni di Napoli e di Sicilia con la denominazione di Regno delle Due Sicilie, abbandonando per sé il nome di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia ed assumendo quello di Ferdinando I delle due Sicilie.
È necessario ricordare che, prima della Rivoluzione Francese e degli eventi che portarono all’avventura napoleonica, la dinastia del ramo spagnolo dei Borbone regnava sia sul Regno di Napoli che su quello di Sicilia, Stati che risultavano formalmente indipendenti l’uno dall’altro nonostante fossero sotto l’egida di un’unica corona.
Ad un anno dalla chiusura del Congresso di Vienna re Ferdinando decise di unificare formalmente sotto di sé i due regni da lui governati. L’8 dicembre 1816, grazie alla Legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia vennero uniti in un’unica entità statale: il Regno delle Due Sicilie.
Ciò che fece Ferdinando non fu solo un atto simbolico ma si rivelò un’qualcosa di determinante in quanto sancì sia la fine dell’occupazione delle truppe austriache, accorse per scacciare la decennale presenza francese, che il definitivo ritorno dei Borbone nel Mezzogiorno d’Italia.
Le ricchezze del Sud Italia
Di lì a poco il Sud Italia era destinato a diventare una delle zone della penisola più ricca e fiorente. Basti pensare alle industrie per la produzione di farine e pasta, quella per la produzione delle conserve alimentari tra cui l’industria per la lavorazione del pomodoro, le fabbriche di liquirizia in Calabria, i confetti di Sulmona. Inoltre, i caseifici che lavoravano latte di pecora ma il cui vanto era rappresentato, allora come adesso, dalla notissima “mozzarella di bufala”, le pizzerie di Napoli e, infine, le distillerie e le tantissime cantine per la produzione e l’esportazione del vino.
E ancora, in seguito, a Napoli e in provincia operavano svariate industrie per la produzione di amido, cloruro di calce, acido nitrico, muriatico e solforico, nonché di colori. Fiorente era la lavorazione delle risorse del sottosuolo come lo zolfo, il ferro, il bitume, il marmo, la pozzolana ed il carbone, tutte sfruttate per ottenere prodotti come candele e fiammiferi.
Napoli era il ricettacolo del fermento culturale dell’epoca, ricca di progetti e idee che si traducevano in ricchezza. Solo a Napoli si pubblicavano oltre un centinaio di giornali e giornaletti e decine di riviste scientifiche, culturali. Solo nella città operavano ben 113 tipografie, che, con quasi 3.000 addetti, pubblicavano ben 400 libri all’anno.
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