24 Aprile 2020

25 Aprile – La fine e la speranza di un mondo migliore

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25 Aprile – La quarta e ultima storia sulla liberazione d’Italia ci mostra come un palazzo bellissimo all’apparenza, possa nascondere fondamenta deboli…

25 Aprile La liberazione è oggi raccontata come il giorno in cui il nazismo e il fascismo furono spazzati via definitivamente dall’Italia ma non senza la coda di ombre e disastri sociali.

Disastri trascinati ancora oggi nella maldestra sub-cultura del nostro paese.

Il mito della mafia americana

Come avete potuto leggere nella storia precedente, Charles Poletti fu inviato a Napoli ufficialmente per sbrigare la burocrazia inerente ai rapporti tra le donne italiane e i soldati americani ma Poletti gestiva di fatto una seconda attività non affatto legale…

Insieme alla mafia italo americana, a cosanostra e a Charles (Lucky) Luciano, il legale gestiva una fitta rete di furti di viveri e merce di ogni tipo della delinquenza locale semplicemente mettendo a tacere i militari che trasportavano le merci soprattutto di sera, quando cominciava il coprifuoco.

La maggior parte della merce compariva magicamente il mattino seguente sulle bancarelle tra i vicoli di Forcella.

Paradossalmente, tra i “soci” di questa economia nera vi erano proprio molti ufficiali americani intenti a consegnare sottobanco la merce.

Ovviamente aumentarono le rapine e la delinquenza organizzata non esitò a mettere in mano ai ragazzini armi di ogni tipo.

Ne è una testimonianza un articolo intitolato il bambino col mitra di Arrigo Benedetti su l’Europeo.

Nel frattempo le truppe avanzavano verso nord e fu proprio il 25 Aprile del 1945, dopo la liberazione di Bologna, Genova e Venezia che il CLNAI ovvero

il comitato di liberazione Nazionale Alta italia, presieduto da Pertini, Valiani Pizzoni Longo e Sereni, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori.

Il CLNAI chiese alle cellule partigiane attive nel resto del nord, di attaccare i presidi nazi-fascisti imponendogli la resa totale al grido di “arrendersi o perire”.

Dunque la data che noi commemoriamo non è la fine dell’oppressione fascista,

anche perché il termine effettivo della guerra sul territorio italiano con la resa definitiva delle truppe nere, si ebbe solo il 3 Maggio come fu formalizzato anche nella resa di Caserta.

Solo nel 1946 e su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi,

il re Umberto II, allora principe e luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale che ne disponeva la ricorrenza festiva.

La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo il 27 maggio 1949, con la legge 260 (“Disposizioni in materia di ricorrenze festive“), essa è stata istituzionalizzata stabilmente quale festa nazionale.

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