Voragine a Fuorigrotta: formata una buca di un metro quadrato
Le autorità competenti hanno messo in sicurezza l'aera. Una delle ipotesi è quella del possibile cedimento del collettore fognario
VORAGINE FUORIGROTTA – Si è aperta una nuova voragine, ma questa volta non è al Vomero. Il fatto è avvenuto ieri, mercoledì 27 marzo, a Fuorigrotta. La buca è di circa un metro quadrato. La autorità competenti sono intervenute tempestivamente sul posto per mettere in sicurezza l’area. Ancora non è chiaro come si è formata la voragine. Una delle possibili ipotesi è quella del cedimento del collettore fognario.
Voragine a Fuorigrotta: cosa si sa?
Al momento non si sanno molte informazioni a riguardo. Come detto in precedenza, la voragine si è registrata nel pomeriggio di ieri in strada in via Barbagallo, nei pressi del Palapartenope a Napoli. La buca formatasi è di circa un metro quadrato. Ad intervenire sono stati i vigili del fuoco e la Protezione Civile che hanno messo in sicurezza la zona con nastro bianco e rosso. Tra le ipotesi delle cause trapela quella del possibile cedimento del collettore fognario.
L’ingegnere Andrea Esposito e le voragini a Napoli
Questa volta è accaduto a Fuorigrotta, ma in tempi recenti ci sono state numerose voragini nel quartiere Vomero (tra cui Via Morghen e Via Solimena). Negli scorsi giorni era intervenuto ai microfoni di Fanpage.it l’ingegnere Andrea Esposito per parlare delle voragini che si stanno formando a Napoli.
Egli è stato dirigente tecnico in servizio presso l’Amministrazione Comunale di Napoli fino al 2016 con la qualifica di Direttore Centrale della Direzione Centrale Infrastrutture, Lavori Pubblici e Mobilità. Ecco cosa aveva detto:
I dissesti del sottosuolo di Napoli dipendono in gran parte dal comportamento dei terreni e dalla presenza delle pozzolane, che sono un ottimo materiale da costruzione, ma che sono anche molto cedevoli. Se arriva dell’acqua, a causa di piogge intense, oppure per perdite della rete dell’acquedotto o da quella fognaria, le pozzolane franano. Se il fenomeno interessa un terreno su cui sono poggiate le fondazioni di un fabbricato, il rischio è quello di un dissesto o di un crollo. Quali sono i quartieri più a rischio? Quelli collinari. Napoli era una piccola città e l’abitato era concentrato nella parte bassa. Dopo il 1945, il numero dei vani è più che raddoppiato e la città si è sviluppata a macchia d’olio, invadendo la zona collinare, costruendo anche su pendii e costoni tufacei. Senza una adeguata manutenzione e interventi strutturali, purtroppo i dissesti si verificheranno anche in futuro.
– Ingegnere Andrea Esposito ai microfoni di Fanpage.it
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