”È noto come l’Ldl-C giochi un ruolo chiave nello sviluppo e la progressione delle malattie cardiovascolari e aterosclerotiche ed è dimostrato che, abbassandone i livelli nel sangue, si ottiene una riduzione della loro incidenza e della mortalità, un effetto che è ancora più importante nei soggetti più a rischio, come chi ha già sperimentato nella sua storia un evento cardiovascolare (infarto e ictus). Sono proprio questi i pazienti su cui si focalizza questo studio. Ad oggi infatti, pur avendo a disposizione un’ampia gamma di farmaci anticolesterolo, tra cui le note statine, i target di Ldl-C desiderabili per ridurre il rischio di recidive sono spesso difficili da ottenere. Inclirisan è il primo farmaco di una nuova classe che, in studi clinici precedenti, ha già dimostrato di poter abbassare del 50% i livelli di Ldl-C sia in pazienti con malattia cerebrovascolare che in pazienti con malattia polivascolare. In queste persone, anche la terapia con statine, pur alla massima dose tollerata, non aveva ottenuto del tutto l’obiettivo”.
A far parte dello studio del Monzino sono anche i ricercatori Elisabetta Salvioni, Fabiana De Martino e Irene Mattavelli. Per i ricercatori, silenziando una sequenza di Rna messaggero (mRNA) a livello dell’epatocita (cellula del fegato), attraverso una serie di meccanismi a cascata, si produce una riduzione molto importante dei valori di colesterolo.
La prima paziente ad essere reclutata al Monzino è stata una donna che ha avuto un grave infarto due mesi fa e che continua, ad avere valori di colesterolo troppo alti rispetto al valore soglia nonostante una cura.
Oltre al Monzino al momento in Italia, sono attivi o in corso di attivazione altri 5 centri.
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