“Trivadvisor”: Greenpeace passa all’attacco!
Greenpeace ancora una volta passa all’attacco. Siamo al limite del paradosso. Un presidente del Consiglio che parla di rinnovamento, ma allo stesso tempo finanzia ricerche nel mare italiano di greggio e gas
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Eppure, l’idea di partenza del governo Renzi fu, rottamare e rinnovare. A quanto pare però, per quanto riguarda l’energia, il paese è ancora decine di anni addietro. Proprio con lo “sblocca Italia“, Il governo punta alla sperimentazione ed alla ricerca di fonti non rinnovabili come greggio e gas. Ma è proprio il greggio, l’oro nero che fa più gola. Secondo Greenpeace , le piattaforme, gli ecomostri che dovrebbero essere costruiti, verrebbero installati in Sicilia tra due aree: una a sud, fino a ridosso di Capo Passero, l’altra a est, nel tratto che divide l’isola dalla Calabria, al largo delle coste di Catania ed Acireale. Le trivelle premono soprattutto da sud: un permesso di ricerca di petrolio, un’area di 337 chilometri quadrati che arriva fino all’Isola delle Correnti. Si tratta di una scelta scellerata che anon soddisferebbe neanche il fabbisogno energetico del Paese. Le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali, infatti, equivalgono addirittura a meno di 2 mesi dei consumi nazionali, quelle di gas a circa 6 mesi.
Tutto questo mentre in Campania, proprio nella terra dei fuochi si sta progettando la costruzione di un’ennesimo inceneritore, e nel nord Italia ancora si combatte contro opere e mostri del trasporto pubblico e non, inquinando e distruggendo l’ecosistema delicato delle nostre terre. A Licata, in provincia di Agrigento, è pronto il flash mob contro le trivellazioni.
Ed è proprio per questo che greenpeace ha aperto un sito, con una petizione che tutti possono firmare chiamato “TrivAdvisor”, dove spiega tutto questo.
Si legge dal sito: “Nelle ultime settimane sono stati autorizzati nuovi pozzi di ricerca e produzione, sia nel Canale di Sicilia che in Adriatico; e nuove aree sono state concesse per la ricerca di greggio e gas. Ma questa strategia avrà ricadute occupazionali ed entrate fiscali modestissime, danneggiando inoltre turismo e pesca sostenibile.
La petrolizzazione del mare è una strada a senso unico: non si torna indietro. E un incidente come quello del Golfo del Messico è sempre possibile. Lo è ancor più in Italia, dove il rischio di uno sversamento grave non è neppure contemplato nelle valutazioni di impatto ambientale!”
Per firmare la petizione clicca il link
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