3 Novembre 2020

Torrone: come nasce il dolce “dei morti” e chi l’ha inventato davvero?

torrone

Il Torrone, tipica prelibatezza consumata soprattutto nel cosiddetto “Ponte dei morti”. Ma chi l’ha inventato davvero?

A Napoli, come da tradizione, si festeggia il Ponte dei morti servendo a fine pranzo ai commensali diverse tipologie di torrone. Ma chi l’ha inventato davvero e quando? Scopriamolo insieme attraverso una brillante spiegazione del gruppo fb “Etimologia delle Parole”

Come tante altre tradizioni che affondano nella notte dei tempi, anche il torrone è oggetto di controversie dettate un po’ dalla scarsità di informazioni certe, un po’ dal campanilismo di chi vorrebbe essere inventore e unico depositario di questa prelibatezza. Apprezzato e consumato dalle classi agiate fino a quelle più povere, il torrone era conosciuto già al tempo dei Romani. Secondo alcuni studiosi veniva chiamato cuppedia (da cùpere, cose da desiderare), e in effetti alcuni autori (Cicerone, Aulo Gellio e Plauto) ne parlano delle cuppedia.

Per capire qualcosa della loro origine, occorre pensare agli ingredienti necessari per ottenerle: miele e zuccheri estratti dalla frutta (fino a quando non fu usato anche lo zucchero), mandorle e nocciole. I viaggiatori arabi e fenici portarono nel Mediterraneo dall’Asia Minore i noccioleti che si diffusero nelle regioni boscose più interne e i mandorleti delle aree a clima più mite. In Campania la regina del torrone è Benevento e una leggenda narra che durante la guerra in Irpinia i Romani vennero sconfitti dai Sanniti che non li uccisero ma li fecero prigionieri affinché potessero testimoniare a Roma la forza di queste popolazioni. I prigionieri romani per il disonore e la vergogna si stavano lasciando morire di fame e per questo i sanniti ricorsero ad un manicaretto irresistibile che li mantenesse in vita: le cuppedia.

Quando si passò dalla cuppedia al torrone, non è dato da sapere con precisione, né il termine ha un’etimologia certa: per alcuni, deriverebbe dalla voce verbale latina tòrrere, tostare, abbrustolire, con riferimento alla tostatura delle nocciole e delle mandorle. La radice del lemma è proto-indo-europeo, a riprova del fatto che si ritrova nel moderno Inglese, thirst, nel Greco, τέρσομαι (térsomai), nel Sanscrito तृष्यति (tṛṣyati). Tra i linguisti, però si fanno anche altre ipotesi: dal latino “terra” (cioè scuro come un grumo di terra; dal latino turùnda (una specie di pagnotta e anche un cataplasma), dal latino tèrere, mescolare. Altri studiosi attribuiscono al torrone origini arabe, perché in un trattato dell’XI secolo scritto da un medico arabo, è citato il turun. La fama del torrone di Benevento, enclave dello Stato Pontificio, si diffuse in particolar modo nel XVII secolo, in quanto in occasione delle feste natalizie il prodotto veniva mandato finanche a Roma a prelati e ad alti personaggi della capitale.
Non a caso nel secolo successivo una delle specialità prodotte, una vera leccornia, si chiamò appunto “torrone del Papa”. Ma furono soprattutto i Borboni nel 1800 a valorizzare ‘a “cupeta beneventana”, facendolo diventare il prodotto natalizio per eccellenza e dando avvio ad una tradizione che si è tramandata nei secoli fino ai nostri giorni. Il torrone beneventano restò in uso nel corso dei secoli sia a livelli domestici che fino alla metà dell’Ottocento; nel 1871 si avviò la produzione dei torroni in carta e in astucci e grande impulso al settore diedero le numerose ditte molte delle quali, nel 1908, consorziate nelle Fabbriche Riunite del Torrone di Benevento. Risale a questo periodo la vasta diffusione di tipologie di torroni come Il perfetto amore, il Torrone del Papa, il Regina, l’Alicante, l’Ingranito. Dal 1891 a San Marco dei Cavoti il cavalier Innocenzo Borrillo (1871-1970) con la produzione dei Torroni Baci fondò una propria azienda alla quale se ne affiancarono altre otto, tanto da trasformare i piccolo centro della provincia nel “Paese del Torrone”. Altrettanto famoso è il torrone Alberti, il cui impasto è aromatizzato col liquore prodotto dalla ditta, lo Strega. (cui è destinato un altro post Oggi il torrone è uno dei dolci natalizi più diffusi in Italia e sempre più spesso è possibile trovarlo anche all’estero. Nel Giorno dei Morti, il 2 Novembre, a Napoli c’è una tradizione molto radicata: comprare i dolci dei morti. Questa usanza prende spunto da antiche leggende che prevedevano il viaggio dei defunti verso il mondo dei vivi e ritorno e questi dolci simboleggiavano non solo i doni provenienti dall’aldilà, ma anche il sostentamento per il viaggio di ritorno. Il re di questi dolci è il torrone morbido a base di cioccolato. Oltre al classico gusto alla nocciola, ci sono molte varianti come quella immancabile al caffè. Questo torrone proprio perché morbido e cremoso è conosciuto anche come “muollo” che sottolinea la sua consistenza. I torroncini vengono chiamati morticelli per via della forma che ricorda tanto una bara ma anche le Rame di Napoli, che si chiamano così nonostante la loro origine sia catanese, non possono mancare nelle pasticcerie partenopee. Questo è un dolce speziato che ha la consistenza di un muffin con glassa di cioccolato.

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