Suicidio assistito negato a Napoli: una donna fa ricorso urgente
Suicidio assistito negato a Napoli: donna di 44 anni affetta da SLA fa ricorso al tribunale contro l'ASL
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Suicidio assistito negato a Napoli. Una donna campana di 44 anni, affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), ha presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale di Napoli. L’azione è partita dopo il diniego dell’ASL alla richiesta di suicidio medicalmente assistito.
Suicidio assistito negato a Napoli
Una donna affetta da SLA ha deciso di fare ricorso al tribunale di Napoli contro l’ASL. Il motivo sarebbe l’ennesimo diniego alla richiesta di suicidio medicalmente assistito. La donna, di soli 44 anni, combatte da anni contro la malattia e avrebbe deciso di seguire questo percorso a qualunque costo.
La paziente, che preferisce mantenere l’anonimato usando il nome di fantasia “Coletta“, si dichiara «lucida, consapevole e determinata». Ha affermato: «Se in Italia non posso accedere a una scelta legalmente garantita, considero l’unica alternativa praticabile l’espatrio in Svizzera per morire con dignità».
L’Associazione Luca Coscioni, che ha reso pubblica la vicenda, sottolinea che questa è la terza richiesta per suicidio assistito in Campania. La referenza legale e segretaria nazionale Filomena Gallo ha definito il diniego dell’ASL «sconcertante e inumano», in netto contrasto con le sentenze della Corte costituzionale.
Contesto legale: cosa dice la Corte costituzionale
La Corte ha dichiarato, nel 2018, incostituzionale l’articolo 580 del Codice Penale. La sentenza ha aperto all’aiuto al suicidio per pazienti con patologie irreversibili, sofferenze intollerabili, dipendenza da trattamenti vitali e piena capacità decisionale.
Nel 2024 e nel 2025 la Consulta ha ribadito tali requisiti attraverso le sentenze 135/2024 e 66/2025. Confermato, quindi, l’ambito di non punibilità purché il Servizio Sanitario Nazionale verifichi le condizioni e coinvolga un comitato etico territoriale.
Di contro, la Società Italiana di Cure Palliative (SICP) e la Federazione Cure Palliative (FCP) si sono espresse sulle cure palliative. Infatti, gli istituti hanno sottolineato che l’accesso ad efficaci cure palliative non può essere reso un obbligo precedente al suicidio assistito.
Hanno proposto, quindi, emendamenti al disegno di legge in discussione, puntando a garantire libertà di scelta e assistenza dignitosa, anziché vincoli burocratici.
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