Sito sessista Phica: individuato il presunto gestore
Emergono dettagli sulle indagini. Sarebbe stato individuato il presunto gestore, un uomo originario di Pompei.
Wikimedia Commons

C’è una svolta nel caso del sito sessista Phica, esploso a seguito della denuncia della sindaca di Firenze, Sara Funaro, e di altre politiche e personaggi pubblici, le cui foto erano state pubblicate con commenti volgari e sessisti.
L’inchiesta giornalistica del quotidiano Domani ha svelato il nome del presunto gestore. Si tratterebbe, cioè, di Vittorio Vitiello, 45enne nato a Pompei e residente a Firenze, titolare dal 2023 di una piccola società di servizi digitali.
L’amministratore del sito sessista Phica e i presunti pseudonimi
Secondo gli investigatori, Vittorio Vitiello avrebbe operato dietro i nickname PhicaMaster e BossMiao, gestendo in anonimato il forum. Già nel 2019, la Polizia Postale lo aveva ascoltato per episodi simili, ma l’attività del sito è proseguita fino all’oscuramento avvenuto il 28 agosto 2025.
Al momento della chiusura, sulla homepage compariva un avviso che dichiarava la messa a disposizione dei log alle autorità competenti.
Le accuse e le richieste economiche
Un punto centrale dell’indagine riguarda la presunta richiesta di denaro alle vittime per rimuovere contenuti indesiderati. In alcuni casi, sarebbero stati offerti “pacchetti” a pagamento per cancellare immagini e discussioni, con tariffe comprese tra i 250 e i 1000 euro.
La vicenda solleva interrogativi sulla linea di confine tra servizi di moderazione e pratiche estorsive.
Sito sessista Phica: la reazione delle vittime e le azioni legali
L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, insieme a un pool di legali, ha raccolto centinaia di segnalazioni di donne pronte a procedere con denunce penali e richieste di risarcimento.
L’obiettivo è portare all’attenzione della giustizia un fenomeno che non riguarda solo la violazione della privacy, ma anche e soprattutto la dignità delle donne esposte al pubblico ludibrio.
Le indagini sono ancora in corso, ma la pressione mediatica e legale potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta contro i forum online che lucrano sull’umiliazione delle vittime.
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