Si conclude la Festa della montagna che non c’è
Si sarebbe conclusa oggi la Festa della montagna, la tradizionale festa diffusa tra i comuni alle pendici del Monte Somma, quest’anno annullata a causa del coronavirus
Ogni anno a Somma Vesuviana, con ampia partecipazione anche dei cittadini dei comuni limitrofi, si svolge la Festa della Montagna. Si tratta di una festa tradizionale molto sentita di natura religiosa nella quale convergono credenze cristiane e arcaici riti pagani connessi all’inizio del ciclo del raccolto. I festeggiamenti, infatti, iniziano nel “Sabato dei Fuochi” – identificato nel sabato successivo alla Pasqua – e si concludono proprio il 3 maggio. Nel mezzo, un insieme di banchetti, canti, balli, processioni a cui coloro che abitano alle pendici del Monte Somma sono molto legati. Quest’anno, però, a causa dell’emergenza coronavirus è stato tutto annullato.
Non esistono fonti scritte relative alla nascita della Festa della Montagna. Alcuni riti ivi connessi, però, sono riconducibili ai cosiddetti riti della vegetazione di tradizione pagana e arcaica. Si tratta di riti primaverili, propiziatori al risveglio della natura e attraverso i quali i contadini sperano di ottenere un ricco e favorevole raccolto. In questo senso, già nell’antica Roma si celebrava una festa per onorare la dea Flora – dea della vegetazione – dal 28 aprile al 3 maggio, con cerimonie sfrenate e orgiastiche di tema pastorale. Durante questa festa era ammessa una maggiore lascivia, con profusione di orge, balli e grandi bevute di vino.
Alla base del culto – anch’esso verosimilmente basato sul culto greco di Dionisio – vi erano tre elementi fortemente presenti anche nella Festa della Montagna: la musica, la danza e il vino. Inoltre, i colori delle fiaccolate nell’ambientazione notturna riconducono alle torce accese in serata durante la salita e la discesa del monte.
Il percorso della Festa della Montagna
La manifestazione ha inizio con il cosiddetto Sabato dei Fuochi e vede coinvolti cittadini di Somma Vesuviana e degli altri comuni situati alle pendici del Monte Somma. Territori tutti più o meno interessati nel corso della storia dalle eruzioni del Vesuvio e, pertanto, legati in modo particolare a questa tradizionale festa. Tra i vari significati reconditi, infatti, è possibile ritrovarvi quello di esorcizzare il timore di un’incombente eruzione.
Durante il Sabato dei fuochi, dunque, vengono accesi grandi falò notturni intorno al Santuario di Santa Maria a Castello e sui fianchi della montagna. Ne deriva un suggestivo effetto dal forte carattere evocativo grazie al quale sembra quasi vedere il lento incedere della lava. I giorni successivi si caratterizzano per gli intensi pellegrinaggi di fedeli. I veri protagonisti della manifestazione, però, sono le paranze che si adoperano in prima persona nell’attrezzatura di falò e banchetti, ma soprattutto nel rendere omaggio alla Madonna “Pacchiana” attraverso un ampio repertorio di balli e canti della tradizione vesuviana.
Il 3 maggio è il giorno conclusivo della festa, durante il quale i contadini, i fedeli e le paranze si recano sulla vetta del Monte Somma (il Ciglio) per rendere, ancora una volta, omaggio alla Madonna. Qui, infatti, vi si trova un piccolo altare adornato dalla presenza di tanti ex voto e da una grande croce luminosa. Questo rito in particolare, probabilmente, prende origine da riti arcaici di ringraziamento per il raccolto ottenuto.
Quest’anno niente festa a causa del coronavirus
Quest’anno, però, la Festa della Montagna non si è tenuta. L’emergenza coronavirus e i conseguenti provvedimenti atti ad evitare assembramenti di ogni tipo hanno portato alla sospensione della festività.
“Ogni anno – aveva annunciato qualche settimana fa Salvatore Di Sarno, Sindaco di Somma Vesuviana – eravamo soliti recarci sulla nostra amata Montagna vero monumento geologico da candidare a Patrimonio Unesco perché è l’unica testimonianza di quanto accadde in quella notte del 79 d.C. C’era magari chi si recava presso la propria terra, campagna, c’era chi andava a venerare la Madonna di Castello, c’era chi si recava alla Croce, c’era chi andava ad ammirare le Paranze, c’erano appunto le Paranze. Non dimentico il Sabato dei Fuochi che iniziava dopo Pasqua. Tutto è dentro di noi, tutto non morirà mai. Ma ora, purtroppo dobbiamo solo pregare ed aspettare, fermarci. Magari potremmo trascorrere quelle giornate rivedendo le foto“.
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