Scie chimiche a Giugliano? Scoppia il caso sul web, cosa c’è di vero?
Le chiamano scie chimiche ma pochi conoscono cosa siano e perché debbano essere immesse nell’atmosfera. Perché il complottismo è dietro l’angolo?
A Giugliano ci mancavano solo le scie chimiche. Da ieri impazzano sulle pagine social del paese, immagini e video di scie di condensa create dagli aerei di passaggio sulle nostre teste.
Sull’onda del complottismo totale, dopo i vaccini, i “poteri forti”, a Giugliano arrivano anche le scie chimiche, a quanto pare colpevoli di “modificare” il clima. Tra chi crede che vi sia un disegno politico/dominante dei governi del mondo, e chi ci ride su provando a smentire tutto, noi proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Le scie chimiche sono state studiate
La diffusione improvvisa di questa teoria ha spinto nel 2016 alcuni ricercatori con la classica procedura di “revisione paritaria” allo studio di eventuali realtà da riscontrare. Il risultato è stato l’inesistenza di prove a sostegno di tali “teorie”.
Dunque, non è stata messa in discussione la teoria sotto l’aspetto socio-politico, bensì solo ed esclusivamente sotto le determinate leggi fisico-chimiche.
Il recente passato però, ci insegna che la tecnologia ha dato la possibilità di dire a chiunque ciò che pensa anche senza basi culturali adeguate e ad altrettanti individui, di seguire quel pensiero.
Non è un caso che la comunità scientifica sia messa costantemente sotto torchio dalle masse, poniamo l’esempio dei vaccini, utili allo scopo di debellare malattie mortali ma “colpevoli” di pilotare voti, generare altre malattie, creare individui deboli.
La scienza a quanto pare, non basta più.
Quella delle scie chimiche è una teoria che in Italia (in America già dagli anni ’90) nasce col famoso progetto HARRP (High Frequency Active Auroral Research Program), e dunque dal lontano 2007.
C’è da dire che il progetto e sì, finanziato dalla comunità militare americana, ma si occupa principalmente di studiare le proprietà della ionosfera per poter così migliorare i sistemi di posizionamento e di comunicazione civili e militari.
Il principale dispositivo della base in Alaska è un potente emettitore di onde radio ad alta frequenza (180 antenne per una potenza massima di 3.600 kilowatt), che viene utilizzato per “stimolare” temporaneamente ristretti settori della ionosfera e studiare gli effetti.
I dati sono emessi con una cadenza periodica in particolare sul Journal of Geophysical Research o Radio Science e come spiegano gli scienziati della struttura, non vi è nulla “top-secret”. Inoltre ulteriori dati sono pubblicati proprio sul sito del progetto.
Quale sarebbe l’obiettivo delle scie chimiche?
Prima di spiegare cosa potrebbero fare le scie chimiche, bisogna parlare di chi vorrebbe pilotare la meteorologia mondiale. La teoria trascina diversi “colpevoli” che vorrebbero modificare i nostri cieli, dai più svariati, e parliamo di Soros, diversi terroristi, governo russo o americano finanche il Vaticano, la CIA, NASA, case farmaceutiche, Google e alcune compagnie aeree.
Il movente è altrettanto complesso quanto trovare un colpevole. Non esiste un motivo preciso che spingerebbe i “grandi della terra” a modificare il clima, tutti però a quanto pare, hanno lo scopo di far male al genere umano.
Attraverso mix chimici (in particolare bario, alluminio e silicio) che modificherebbero il nostro stile di vita, indebolirebbero il sistema immunitario per obbligarci ad acquistare medicinali, rallentare l’esplosione demografica fino ai più classici esperimenti militari-politici.
Insomma, una teoria complottista che ancora non ha trovato una forma nel suo fautore e nel movente.
C’è da aggiungere che nessun teorico del complotto ha mai condotto esperimenti scientifici sulle scie chimiche, proprio perché non è presente nessun elemento chimico da mettere in discussione che potrebbe allarmare la popolazione.
In realtà qualche anno fa ci provò tale Clifford Carnicom che affermò di aver analizzato campioni di aria raccolti al livello del suolo in seguito a operazioni di rilascio di scie chimiche trovandovi alluminio e bario.
Quando però gli fu chiesto di analizzare i campioni, egli si rifiutò. In effetti avrebbe potuto cogliere un qualsiasi campione di suolo, in quanto i due elementi chimici sono presenti sulla terra: l’alluminio è il terzo costituente per quantità della crosta terrestre (dopo ossigeno e silicio) e il bario è al quattordicesimo posto.
Non confondere le scie chimiche con il cloud seeding
Naturalmente molti confondono l’emissione delle scie chimiche con il cloud seeding.
Con inseminazione delle nuvole, semina delle nuvole o ancora col termine inglese di cloud seeding s’intende una tecnica che mira a cambiare la quantità ed il tipo di precipitazione attraverso la dispersione nelle nubi di sostanze chimiche (in particolare argento e ghiaccio secco) che fungano da nuclei di condensazione per favorire le precipitazioni.
Già testata in passato e di recente, nonostante alcuni paesi come la Cina ne facciano uso, ancora non è stata dimostrata l’effettiva utilità in termini di quantità di pioggia creata con l’inseminazione.
Infine ma non meno importante, il cloud seeding si genera su presunte perturbazioni o masse nuvolose già di natura esistenti e non a cielo limpido.
Esistono le scie chimiche?
Tirando le somme possiamo dire che sebbene le scie chimiche siano stato oggetto di numerose teorie e discussioni, per fortuna, ancora nessun governo o potere forte è in grado di generare un tale scompenso planetario da semplici elementi chimici e qualche aereo.
Cosa c’è di vero invece in quelle scie?
C’è di vero invece che quelle scie sono in aumento non per particolari interessi socio politici sulla nostra terra, bensì su vari fattori come:
- L’aumento del traffico aereo (200% negli ultimi 20 anni)
- L’aumento delle temperature globali
Le scie aeree invece non sono altro che vere e proprie nubi che si formano quando il vapore acqueo in parte presente nell’atmosfera e in parte emesso dagli stessi aerei si condensa e congela attorno a piccole particelle (aerosol) emesse con i gas di scarico.
In base alla loro durata, vengono suddivise in tre categorie:
- breve vita;
- quelle persistenti, ma che non si diffondono;
- quelle persistenti e che si diffondono nell’aria.
Le prime appaiono corte e sembrano seguire a ridosso l’aereo che le produce e si disperdono nell’arco di pochi minuti. Questo perché l’aereo attraversa un volume d’aria con poco vapore acqueo.
Le seconde si formano invece, quando l’atmosfera attraversata dall’aereo è ricca in vapore acqueo, ma i venti non molto intensi e dunque ristagnano là dove si formano, magari allargandosi nel tempo.
Le terze infine, si originano per le stesse motivazioni delle seconde, ma si muovono a causa dei forti venti in quota e in tal caso, proprio perché evolvono in vere e proprie nubi possono avere un’influenza sul clima.
Fonte: Larepubblica.it
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