Sarri alla Juve: il cuore del popolo napoletano tradito dal “Comandante”
Sarri alla Juve, colpo durissimo per i tifosi partenopei. Sui social ed in città non si spengono le polemiche… La reazione dei supporters azzurri
Sarri alla Juve: sono passate poco più di 24h dall’annuncio del sorprendente passaggio del tecnico di Figline alla Continassa.
Troppo poco per smaltire una delusione estremamente cocente per il popolo partenopeo, ancora visceralmente legato alla figura dell’allenatore toscano.
Una storia d’amore vissuta intensamente, quella tra i partenopei e l’ex bancario originario di Bagnoli.
Un amore manifestato a colpi di dichiarazioni eclatanti, infarcite dal più dolce dei romanticismi. Spesso ridicolizzato dalle altre tifoserie, poco compreso da buona parte della stampa nazionale e finanche locale.
Un amore che era stato capace di resistere alla lontananza.
L’anno di Maurizio in Inghilterra, alla corte del prestigioso Chelsea, non aveva di certo raffreddato l’ardore dei napoletani per il proprio ormai ex mister.
In molti continuavano a seguire le gesta del proprio beniamino, manifestando una incontenibile e sincerissima gioia per le sue vittorie oltremanica.
Sarri, dal canto suo, non ha mai interrotto il flirt con i suoi vecchi tifosi, a cui ha dedicato la recentissima vittoria dell’Europa League.
Anche a proposito del match che vedeva impegnati gli azzurri contro l’odiata Juventus, Maurizio si espresse con convinzione, lasciando intendere che la squadra per cui avrebbe tifato – neanche a dirlo – era sempre quella, la squadra partenopea.
L’amore tra don Maurizio e il popolo partenopeo sembrava esser destinato a durare in eterno.
Ma, come ogni amore che si rispetti, è rimasto eterno finché è durato…
Maurizio Sarri è passato alla Juventus: ieri l’annuncio ufficiale, dopo settimane in cui le voci di un suo passaggio in bianconero si infittivano e si facevano via via sempre più insistenti.
Voci a cui il popolo sarrista non voleva credere: “si tratta del solito fantamercato“, “Maurizio non andrebbe mai da quelli lì“, “quando verrà annunciato Guardiola, potremo ridere di queste assurde voci“.
Un ossimoro: questo sembrava il binomio Sarri-Juventus. Per differenza di stile, di modi di vedere il calcio, di politica calcistica…
Rimbombano ancora nelle orecchie alcune dichiarazioni del neo-allenatore bianconero contro “il sistema”, che avrebbe ammazzato il calcio italiano, che lo avrebbe reso meno appetibile all’estero e quindi meno vendibile.
Eppure…eppure, per 7 milioni di euro circa, il Comandante ha svestito il suo abito da rivoluzionario per indossare la vincente divisa bianconera.
Non mancano i commenti al vetriolo contro il mister di Figline Valdarno, prodotti dalla delusione per quello che il popolo partenopeo vive come un tradimento assoluto.
Questo il commento di Valter De Maggio: “Oggi parliamo di due fatti, tra Totti che lascia la Roma e Sarri che va alla Juve: Totti lascia la Roma perché non ha accettato di fare il pupazzo, invece Sarri ha accettato di fare il pupazzo nel palazzo“.
Altrettanto delusi gli Ultras della Curva B.
Uno dei capi storici del gruppo Ultras 1972 Curva B, Alberto Mattera, è intervenuto così ai microfoni di SportMediaset: “Gli ultras e Napoli hanno sempre difeso Sarri, Napoli non se lo sarebbe mai aspettato: ci ha deluso tantissimo“.
I traditi per eccellenza, però, sono i sarristi della pagiina Facebook Sarrismo – Gioia e Rivoluzione.
Sarristi, che per anni hanno seguito fedelmente il Mister toscano, alimentando con trovate poetiche e profondissime il mito di Maurizio, di un uomo che si era costruito da solo e che era giunto alla ribalta dopo una lunga e sofferta gavetta.
Il mito di un uomo che, attraverso il suo gioco geniale ed il suo carattere impetuoso e privo di filtri, osava contrapporsi al potere dei ricchi in nome di un ideale di bellezza, troppo spesso dimenticato.
Questo uno stalcio del loro lungo e sofferto comunicato – l’ultimo – apparso ieri dopo la notizia dell’ufficialità del passaggio di Maurizio alla società degli Agnelli:
“Oggi questa pagina e i suoi lettori si trovano dinnanzi a un segno ugualmente insostenibile, scandaloso, allucinante. Un segno nel quale si annida un paradosso, quello del successo della nostra utopia. La vittoria delle nostre idee è stata così assoluta, così estrema da trasformarsi nella nostra morte. Se questa roba è stata pensata da uno sceneggiatore, di sicuro si tratta di uno più bravo (o più fatto) di quello che ha scritto Good Bye, Lenin!. Vediamo la testa di Sarri trasportata da un elicottero. Non verso un misterioso luogo d’oblio ma in direzione Torino, verso il cuore del potere calcistico italiano. Là dove Koulibaly in una notte d’aprile s’alzò in cielo per gridare la superiorità di una delle squadre più belle che si siano mai viste nel nostro campionato, forse la più bella. Là dove si fa fatica a contare gli scudetti, ché la matematica stranamente non è il forte di chi passa il tempo a contare gli albi d’oro. Quelli che “vincere è l’unica cosa che conta” aprono le porte a quello che “il nostro obiettivo è la bellezza”.
(…)
Se c’è qualcuno che Sarri ha tradito, dunque, quel qualcuno è Sarri stesso. L’allenatore ha avuto la meglio sull’uomo, ha ucciso il Comandante. Resta il dubbio, certo, che Sarri fosse un personaggio anti-sistema perché il sistema non lo accettava, non perché lui non accettava il sistema. Appena ne ha avuta l’occasione, non solo lo ha accettato: ci è convolato a nozze. Ha scoppiato il mito con uno spillo, anzi con una sigaretta accesa: forse il mito era diventato più grande di lui, troppo ingombrante, troppo lontano dal campo. Ma sia chiaro che quel mito oggi scomodo non è stato una nostra invenzione, come certa stampa in questi giorni suggerisce. Sarri, negli anni, ha detto più cose contro il sistema che governa il calcio di quante ne abbia dette Sarrismo – Gioia e Rivoluzione. E se oggi afferma, giustamente, che questa pagina è animata da ragazzi che “si divertono”, gli va ricordato che nove mesi prima a “Chelsea Tv” dichiarava che la stessa pagina è stata animata da chi “ha compreso meglio di me la filosofia che sta dietro il mio approccio”.
(…)
Questo è il comunicato finale del Comitato Centrale, che da questo momento deve considerarsi sciolto. Sarrismo – Gioia e Rivoluzione si ferma alla stazione di Baku, al primo trofeo conquistato da Maurizio Sarri, che da oggi in poi proseguirà da solo. C’eravamo tanto amati ed è stato amore vero, vivo, da una parte e dall’altra, di quelle passioni che bruciano in una vampata. Qualcuno dirà che era tutto finto, una questione di soldi, di opportunità. Non ci credete. La verità è che è stato bellissimo e chi non lo ha provato non saprà mai che accidenti si è perso. Le passioni vanno vissute fino in fondo, premendo sull’acceleratore, altrimenti che senso ha trascinare un’esistenza? Allo stesso modo, il calcio ha bisogno di miti, di storie belle, e che si concludano come devono concludersi, chi se ne frega. Altrimenti, che senso ha vivere una passione? Sarri si è fermato, è vero, ma il Sarrismo non è morto. Resta dentro di voi. Continuate a coltivarlo. Non piegatevi al grigiore e al rancore, praticate la Gioia e la Rivoluzione. Noi ci terremo nei paraggi, prendetela pure come una minaccia. Con lo spirito di sempre“.
Ebbene, Maurizio Sarri – da ieri – prosegue da solo, senza il “suo” popolo napoletano.
Senza i sostenitori della sua “squadra del cuore”, che sempre lo avevano difeso ed amato in questi lunghi ed appassionati ultimi quattro anni insieme.
Sarri divorzia – prendendo in prestito le parole di una delle sue ultime interviste – dal Napoli, dopo un anno di separazione.
Ed il popolo partenopeo può adesso guardare avanti, senza lasciarsi cullare da malinconie oramai anacronistiche.
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