Riforma pensioni quota 41: cosa cambia nel 2023
Riforma pensioni quota 41: cosa cambia nel 2023, la Riforma al vaglio del Governo guidato da Mario Draghi
Riforma pensioni quota 41: cosa cambia nel 2023, la Riforma al vaglio del Governo guidato da Mario Draghi.
Il tema delle pensioni e lo slittamento dell’età pensionabile è da sempre negli ultimi anni considerato un “tema caldo”: con l’ultimo capitolo lacrime e sangue della Riforma Fornero che ha provocato non pochi disagi a tanti cittadini.
Oggi si parla invece la necessità di uniformare i requisiti per poter accedere alla pensione: in questi giorni Governo e Sindacati si confrontano proprio su questo argomento che andrà in vigore dal prossimo gennaio 2023.
Si lavora a una riforma che permetta a tutti di andare in pensione prime degli attuali 67 anni, tenendo sempre presente gli anni di contribuzione: i Sindaci chiedono di partire da 62 anni, età non sostenibile per il Governo che invece partirebbe da una valutazione di 64 anni.
La quota: quota 41 anni di contributi potrebbe essere invece il paletto relativo alla contribuzione.
Tale paletto è già previsto attualmente per i “lavoratori precoci” che sono quelli che rientrano in queste categorie e che per le quali non viene considerata l’età e che per i quali devono esserci almeno 12 mesi di contributi al compimento dei 19 anni di età:2
- dipendenti disoccupati a causa di un licenziamento individuale o collettivo, per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano terminato da almeno 3 mesi, la fruizione della NASPI o altra indennità spettante;
- caregiver o dipendenti ed autonomi che al momento della domanda, assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi della legge 194;
- lavoratori dipendenti e autonomi che hanno una riduzione della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
- addetti a mansioni usuranti o gravose. Le mansioni faticose che permettono questo specifico pre-pensionamento devono essere state svolte per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa e sono specificate dalla legge 67/2011. Ad esse si aggiungono ulteriori professioni indicate nella Legge di Bilancio 2017.
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