24 Gennaio 2021

Relazione Bonafede al Senato, mercoledì il Governo rischia sul serio: Pd chiede un segnale

Conte al Senato martedì scorso. Alla destra del PdC, il Ministro Bonafede.

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Mercoledì il Ministro della Giustizia Bonafede presenterà al Senato la relazione sullo stato della Giustizia. Con i voti contrari di Iv il Governo potrebbe andare in minoranza

La spola tra via Arenula, sede del Ministero della Giustizia, e Palazzo Chigi si fa sempre più intensa. La maggioranza relativa ottenuta al Senato dall’ormai azzoppato Conte II non fa stare tranquillo il Presidente del Consiglio, né gli altri componenti del Governo. E mercoledì è previsto il passaggio al Senato della relazione sullo stato della giustizia, dove il Guardasigilli Alfonso Bonafede presenterà la risoluzione di maggioranza. Stavolta, però, l’Esecutivo rischia, in quanto Matteo Renzi avrebbe già annunciato di votare contro e non di astenersi. E con i voti contrari di Italia Viva, il Governo va in minoranza.

Del resto Renzi non aspettava altro. In queste ore continua a lanciare segnali di riapertura, ma alle sue condizioni. Condizioni che ad alta voce sembrano riguardare un’aperta discussione sul Recovery Plan (il Piano nazionale di ripresa e resilienza), sulle infrastrutture, sul Mes, sulla scuola. Ma a bassa voce sembrerebbe anche lambire altri temi, più “venali” e meno alti, in un certo senso, come l’ingresso di Maria Elena Boschi all’interno della compagine di Governo. E la resa dei conti con Bonafede – di cui l’ex PdC non ha mai fatto mistero di ripudiarne le politiche giustizialiste, oltre alla sussistenza di un non gradimento reciproco sul piano personale – arriva in un momento topico, quasi (e forse è così) calcolato.

Relazione sulla giustizia: si prova a rimandare di 24 ore per favorire le trattative con i “responsabili”

Martedì, dunque, Bonafede presenterà la sua relazione alla Camera. A Montecitorio, però, non si corre alcun rischio, come evidenziato anche dalla fiducia ottenuta a maggioranza assoluta il 18 gennaio scorso. Il problema sarà mercoledì, quando la stessa relazione andrà presentata a Palazzo Madama. E al Senato – come reso evidente dalle vicende del 19, leggasi “Ciampolillo” – il rischio c’è, aggravato dall’annuncio di voto contrario (rispetto all’astensione di martedì) di Iv. A queste condizioni, il Governo andrebbe sotto e, con ogni probabilità, a casa.

Ecco perché si tenterà, come scrive Fabrizio Caccia sul Corriere della Sera, di rimandare la relazione al Senato di 24 ore, per favorire le trattative con i cosiddetti “responsabili”. Ore che, però, potrebbero non bastare in quanto arrivano segnali negativi sia da Bruno Tabacci che da Sandra Lonardo (moglie di Mastella), individuati come papabili “costruttori” per tenere in piedi la maggioranza. Non si potrà, in ogni caso, andare oltre queste 24 ore, in quanto venerdì 29 c’è l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Martedì la conferenza dei capigruppo al Senato deciderà (o meno) per questo rinvio.

Bonafede, però, a quanto pare è tranquillo. Come scrive Salvatore Merlo sul Foglio, il Ministro è stato più volte visto in questi giorni a Palazzo Chigi, quasi sempre sorridente e in compagnia di Di Maio. Del resto il sorriso non lo ha mai abbandonato, neanche quando Raffaele Cantone, già presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, aveva detto della sua legge Spazzacorrotti che è “scritta così male che rischia di alimentare la corruzione“.

Orlando, Pd: “Bonafede dia un segnale o si va a sbattere”

Non sono tranquilli nemmeno in casa Pd. I dem sanno bene che quella di martedì scorso è stata una vittoria di Pirro e che il rischio che l’esecutivo vada a sbattere in Senato è molto concreto. Ecco perché Andrea Orlando, vicesegretario Pd, invita il Ministro al dialogo. “Il passaggio in Senato sarà decisivo“, dice. Poi aggiunge: “Il Guardasigilli dia un segnale sulla giustizia o si va a sbattere. E il segnale che chiedo a Bonafede è quello di una relazione di apertura alle forze a cui si chiede di dialogare, una relazione che non sia solo di rivendicazione sull’operato del passato. Abbiamo detto che vogliamo aprire la maggioranza alle forze che condividono il nostro europeismo; anche nella giustizia si può proporre un impianto europeista“. Il tentativo pare essere quello di persuadere i senatori renziani ex Pd ad un atto di dialogo e responsabilità. Possibilmente, escludendo lo stesso Renzi.

Bettini invoca la “maggioranza Ursula”, ma Berlusconi chiude: “elezioni anticipate”

Intanto, Goffredo Bettini – il vero deus ex machina del Pd – continua ad invocare un Governo di forze europeiste, pescando anche da quel centrodestra liberale che non si riconosce nel sovranismo-antieuropeismo del duo Meloni-Salvini. Una sorta di “maggioranza Ursula”, come l’aveva definita (e richiesta) Carlo Calenda, leader di Azione. Ma Silvio Berlusconi chiude a questa ipotesi, partendo evidentemente proprio dall’inconciliabilità sulla politica giustizialista di Bonafede, e “vede” le elezioni anticipate. “Noi avevamo avanzato la proposta di un governo di unità nazionale – dice l’ex Cav – subito esclusa però da Pd e Movimento 5 Stelle. È chiaro che questo rifiuto avvicina il ricorso alle elezioni anticipate“. Intanto il tempo stringe e le trattative di Conte con i “responsabili” si fanno sempre più complicate. Nel frattempo Renzi aspetta sulla riva del fiume. Resta da capire: Arno o Tevere?

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