Sarri su Juve Napoli, “Per l’orgoglio di una città intera”
“Giocheremo per l’orgoglio di una città intera…” parola di Maurizio Sarri.
Napoli Juve non è mai stata una partita come le altre. E’ come il derby della Madonnina, della Lanterna, come quello Capitolino, ma a differenza di questi, Napoli Juve è una stracittadina senza quartiere
[ads1] Nella riverberante ciclicità del calcio, lo scontro tra Napoli e Juventus assume contorni che, per forza di cose, vanno al di là della semplice contesa sportiva.
Del resto, il gioco, maschera sempre elementi che non si possono ridurre alla semplice rivalità, alla voglia primitiva di primeggiare.
Napoli Juventus affonda le radici in un conto in sospeso Borbonico Sabaudo, la sensazione che alberga nel cuore di tutti i partenopei, è che c’è stato un momento della propria storia, in cui si sono sentiti defraudati, beffati, vittime di un potere più forte.
La Juventus, del resto, non ha mai fatto mistero della propria tracotanza e della sua viscerale antipatia verso questi, mal sopportati, cugini chiassosi, colorati e “lazzaroni”.
Del resto la Juventus e la Juventinità, hanno sempre mostrato una sorta di senso di sprezzante aristocrazia calcistica, e non è un caso che, lungo tutto lo stivale, ogni appassionato di calcio, la Juve la tifi o la schifi.
In questa stagione, però, si sta consumando un’anomalia storica, la Juve è certamente abituata a vincere, ma è assai meno abituata a rincorrere.
E questa corsa, che dura ormai da quattordici giornate, in cui la squadra di Allegri ha vinto sempre, sta logorando i puledri bianconeri.
Ieri si è registrato un altro stop, quello di Chiellini, elemento assai prezioso per la solida difesa dei campioni in carica. Questo porta Allegri a dover fare diverse considerazioni. La prima: giocare con la solita e collaudata difesa a tre? Per fare questo dovrebbe però lanciare nella mischia il giovane Rugani, l’unico difensore che gli rimane, che non ha giocato quasi mai e che certamente non è abituato a certe pressioni. Inoltre, un altro rischio da calcolare, è che gli esterni bianconeri si troverebbero nell’imbarazzante situazione di dover ripiegare contro due giocatori avversari; il Napoli infatti crea costantemente la superiorità laterale, i suoi terzini, Ghoulam e Hysaj, si sovrappongono costantemente.
Potrebbe, quindi, provare a giocare a quattro e mettersi a specchio. Il problema qui è che si ritroverebbe a snaturare degli equilibri assai collaudati, proprio in una partita così delicata. Inoltre, a parte Lichtsteiner, Allegri non dispone di terzini in grado di fare bene la fase difensiva, perché sia Cuadrado che Alex Sandro, sono assai più bravi a spingere, che a coprire.
Il Napoli, dal canto suo, non ha problemi di formazione, e gode del vantaggio del doppio, se non triplo, risultato. Sì perché se pure dovessero perdere, gli azzurri, avrebbero un solo punto di svantaggio, mentre, nel caso contrario, la Juventus scivolerebbe a meno cinque.
Per questo motivo la Juve ha paura, e anche questo è un sentimento cui non sono adusi.
Adesso, per tutta la settimana non si farà altro che ripete che questa partita non è decisiva. E’ vero, ma credo che non lo sia solo per il Napoli, e in generale, se non è decisiva, è certamente uno di quei passaggi obbligati, in grado di cambiare una stagione. Psicologicamente può essere un burrone o un trampolino, e per entrambi gli allenatori, il compito più arduo, a gara ultimata, sarà resettare la mente dei propri calciatori e costringerli a rituffarsi in un campionato di altre tredici partite, in cui ci saranno altre Carpi, e altre Frosinone.
Sarri dovrà essere bravo, da un lato, ad isolare i suoi, a fingere che questa settimana non sia poi così diversa dalle altre, e dall’altro a galvanizzarli, a far capire loro che c’è in ballo molto di più di una partita o di un campionato di Calcio.
Diego Armando Maradona, in queste cose, era un mago. Con la sua leggendaria trasversalità, era sempre in grado di cogliere il lato politico che si celava dietro una sfida delicata, e usava quell’argomento per caricare i suoi. Ne diede dimostrazione il 22 ott
obre del 1986, il giorno della Mano de Dìos, tramutando quella che poteva sembrare una semplice partita Inghilterra Argentina, in una rivalsa, nella riconquista delle Malvinas.
E lo stesso a Napoli, quando comprese perfettamente l’odio che i napoletani covavano contro la famiglia Agnelli.
Sarri dovrà, quindi, trasmettere alla squadra l’orgoglio del popolo napoletano, la ferita aperta di questo popolo vessato e umiliato, domenica dopo domenica su tutti gli spalti d’Italia.
Gli Juventini la metteranno sul fisico, sulla provocazione e non lesineranno qualche piccola scorrettezza, come quando Chiellini, senza che l’arbitro se ne accorgesse mai, era solito prendere Cavani per i capelli, giusto per fargli perdere la testa.
Capiteranno cose del genere, sono sempre successe, la squadra di Sarri non dovrà cadere nella loro trappola, hanno paura, non gli capitava da anni, e questo è già un buon motivo per essere fieri.
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