21 Maggio 2021

Paola picchiata per anni dal marito, il giudice la umilia: “Lei ha abortito?”

Paola picchiata per 43 anni dal marito, il giudice al processo la umilia: “Lei ha abortito?”. L’avvocato chiede la ricusazione del giudice

Paola nel 1976 si è sposata con un uomo che, fino ad oggi, l’avrebbe sottoposta «a vessazioni, umiliazioni e violenze con continui rimproveri, schiaffi, pugni e sputi in faccia». Il marito, che ora è a giudizio, trattava la moglie «come una schiava, costringendola esclusivamente a pulire la casa, lavare la biancheria e cucinare secondo le sue direttive, impedendole di prelevare somme di denaro dalla pensione di invalidità che lei percepiva vietandole anche di acquistare generi alimentari per la famiglia; le negava la possibilità di provvedere, con il denaro residuo della spesa, di far fronte alle sue basilari esigenze di vita personale, ossia l’acquisto di qualche vestito in economia o di recarsi in caso di assoluta necessità dal parrucchiere».

La storia della donna che è stata picchiata e maltratta per anni dal marito, viene riportata dal Corriere della Sera.

I fatti del 2019 ad oggi

Nel 2019, stando a quanto emerso nella ricostruzione dei fatti, Paola a 66 anni si ribella e denuncia ciò che – per molti anni – ha vissuto. La donna decide così di abbandonare la sua casa per tornare a Portici, la sua città d’origine.

È da quel momento che per il marito comincia il processo. Nei giorni scorsi, due anni dopo il fatto, Paola viene ascoltata in qualità di parte offesa. Nonostante le prove accumulate dalla donna nel corso del tempo, purtroppo, le cose non vanno per il verso giusto dato che – da quanto riportato – sembrerebbe che Paola, da persona offesa, sia passata a imputata.

La vicenda viene raccontata dal legale della donna, Ciro Renino. Qui, a seguire, alcuni stralci dal verbale di udienza riportate dall’edizione sopracitata.

«Il giudice e l’avvocato della difesa le hanno chiesto per 14 volte se avesse abortito, come se questa decisione sofferta e senza alternative in qualche modo potesse giustificare le botte, l’umiliazione di verdure prese dalla spazzatura e messe nel piatto a tavola, la testa spinta sul water».

L’umiliazione

Paola: «Il 7 luglio, siccome sono ipovedente, mio marito si era fatto la doccia, era di domenica, il 7 luglio, sono sicurissima, e comunque è venuto a un certo punto, ha cominciato a urlare che il gabinetto era sporco, che c’era una macchia. Io questa macchia non l’ho vista e mi sbatteva con la testa sempre di più verso il gabinetto. Al che mi sono sentita un’altra volta male, sono andata a piedi al Pronto soccorso in un Comune vicino, perché lui mi ha stretto alla gola e io mi sentivo mancare il respiro, perché la sua abitudine… Non solo schiaffi e sputi, ma ti mette sempre le mani alla gola e ti sbatte contro il muro».

Giudice: «Bene. Allora adesso andiamo indietro. Mo mi dite dal 1976 che è successo».

Paola: «Sempre le stesse cose, signor giudice».

Giudice: «Cioè?».

Paola: «Solo che abbiamo tre figli e io i ragazzi non li ho mai lasciati».

Giudice: «E ditemi, che faceva dal 1976 al 2019? Che faceva?».

Paola: «Non è cambiato proprio niente, signor giudice. È peggiorato mio marito».

Giudice: «Non ho capito. Che vi faceva?».

Paola: «Che mi faceva in che senso?».

Giudice: «Dal 1976 al 2019 vostro marito vi maltrattava? Che faceva?».

Paola: «Sì, sempre. Ho allegato pure i bigliettini di quando lui mi picchiava con le varie date, l’orario, il motivo. I carabinieri hanno fotocopiato tutto. Perché io stavo facendo una specie di diario».

Giudice: «I foglietti, eccoli qua. Picchiata sul viso per avere scaricato il gabinetto».

Paola: «Sì, diceva che consumavo l’acqua quando scaricavo».

Dopo che la donna ha elencato altre vessazioni alle quali è stata sottoposta per anni, il difensore dell’imputato le chiede nuovamente e insistentemente se abbia fatto «tre aborti volontari».

Paola: «Io non ne ho fatti tre, avvocato, di aborti».

L’avvocato di Paola, a questo punto, fa opposizione, ma il giudice non si pronuncia e il difensore del marito prosegue.

Avvocato: «La domanda è questa: lei ha mai deciso di abortire? E suo marito era d’accordo con questo?».

Altra opposizione del legale, ma ancora respinta.

Paola: «Mio marito mi ha accompagnato, comunque, ha pagato stranamente anche la camera a pagamento. Fu l’unica volta».

Giudice: «Quindi? Chiedo scusa, lei ha abortito di sua volontà?».

Paola: «...».

Giudice: «Lei ha mai abortito di sua volontà?».

Paola: «…».

Giudice: «Lei ha mai abortito?».

Paola: «Sì, una volta».

Giudice: «Di sua volontà? Di sua volontà?».

Paola: «Di mia volontà, perché quando io mi ero resa conto di essere incinta mio marito mi ha detto: guarda che il figlio te lo devi crescere tu, e vista la situazione che c’era in casa…».

Il giudice e l’avvocato della difesa incalzano Paola sull’aborto, aggrappandosi su questo episodio giustificando quasi i maltrattamenti e le botte ricevute per anni. La prossima udienza è prevista a settembre, da quanto riportato l’avvocato della donna sta valutando se chiedere la ricusazione del giudice.

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