Omicidio Giogiò, sconto di pena all’omicida
Omicidio Giogiò, sconto di pena all'omicida. Per riforma Cartabia, buona condotta e rinuncia all'appello, può tornare in libertà a 30 anni.
OMICIDIO GIOGIÒ, SCONTO DI PENA ALL’OMICIDA
La sentenza per l’assassino di Giogiò Cutolo era stata emessa lo scorso 19 marzo. Il Giudice aveva imposto venti anni di reclusione al 17enne che il 31 agosto 2023 aveva colpito a morte Giovanbattista Cutolo in Piazza Municipio. Il ragazzo 24enne aveva semplicemente preso le difese di un amico in una futile lite per il parcheggio di un motorino. Il processo era avvenuto con il rito abbreviato, motivo per cui il minorenne (all’epoca dei fatti) aveva avuto lo sconto da 30 a 20 anni. La pena passerà in giudicato e potrà dunque essere ridotta di un sesto. In conformità a quanto previsto dalla riforma Cartabia.
Omicidio Giogiò, l’ira della mamma del musicista
Stando dunque alla norme vigenti la pena potrebbe essere ridotta non soltanto a 17 anni. Perchè si aggiungano anche i benefici per la buona condotta. E quindi con successivo sconto di altri 3-4 anni. L’omicida tornerebbe in libertà a 30 anni. La mamma di Giogiò Daniela di Maggio è venuta a conoscenza di queste indiscrezioni da ‘Il Mattino’ e ‘Repubblica Napoli’. La donna che ha intrapreso una coraggiosa, seria ed importante crociata contro la violenza, anche per ricordare il figlio ha parlato ai microfoni del Tg1. L’ira di Daniela è evidente: “L’ho presa ovviamente male perchè il pm aveva detto che avrebbe chiesto l’ergastolo se l’assassino fosse stato adulto. Il dono del perdono in questo momento non mi appartiene”.
Simbolo della lotta per la giustizia
La mamma di Giogiò non si arrende ed intende procedere ancora ancora in tv e nelle sedi competenti per gridare giustizia. Ed evitare che a Napoli ed altrove non ci siano altre morti innocenti. Il sogno di divenire un musicista affermato troncato per sempre dalla violenza inaudita di uno scarto della società. Da un delinquente che per futili motivi ha distrutto non solo la vita di un ragazzo. Anche della sua famiglia. Daniela continuerà ad essere portavoce: “Neanche 40 anni possono essere una pena giusta rispetto a quello che ha fatto. Perchè mio figlio deve stare in un barattolo, ridotto in polvere, non considerato da nessuno e il suo carnefice tutelato dalla giustizia e riabilitato?”.
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