27 Marzo 2024

Omicidio Giaccio: il caso di camorra risolto dopo 20 anni

Omicidio Giaccio: fu sciolto nell'acido per uno scambio di persona nel 2000, i carabinieri hanno arrestato i presunti assassini

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Omicidio Giaccio

Omicidio Giaccio: Giulio Giaccio, operaio di 26 anni di Marano di Napoli, fu ucciso e sciolto nell’acido il 30 luglio del 2000 dal Clan Poverino per uno scambio di persona.

Questa notte i carabinieri hanno notificato tre ordinanze di custodia cautelare a carico di tre soggetti, ritenuti responsabili di aver preso parte al commando di morte. Le misure sono state emesse dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea.

Omicidio Giulio Giaccio: i mandanti e gli assassini

L’ordinanza ha colpito Raffaele D’Alterio, Salvatore Simioli e Salvatore De Cristofaro, membri del Clan Polverino e ritenuti gli esecutori materiali del delitto.

I loro nomi si vanno ad aggiungere a quelli di altri tre affiliati del gruppo criminale, arrestati nel 2022. Si tratta di Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, ritenuti i mandanti, e di Roberto Perrone, che sarebbe stato presente nell’automobile dove fu commesso il reato. Attualmente sono tutti e tre sotto processo e in attesa della sentenza di primo grado.

Omicidio Giaccio: Il 26enne non aveva mai avuto nulla a che fare con la camorra, ma in quel lontano giorno del 2000 fu vittima di uno scambio di persona. Fu scambiato per un tale Salvatore che aveva importunato la sorella di Cammarota.

Per ucciderlo, i criminali si erano finti poliziotti. Lo avevano fermato ad un fittizio posto di blocco, per poi farlo salire in auto e sparargli un colpo mortale alla nuca. Dopodiché avevano sciolto il cadavere nell’acido e buttato i resti in un fossato.

La testimonianza dell’ex luogotenente del boss

Cruciali per l’arresto dei responsabili dell’omicidio Giaccio sono state le intercettazioni e le testimonianze dei collaboratori di giustizia. Tra queste in particolare, quelle del nuovo pentito Perrone, che ha da poco ultimato il periodo di 180 giorni decisivo per la confessione.

L’ex luogotenente del boss del Clan Polverino ha chiarito la dinamica dei fatti, spiegando l’equivoco e il ruolo degli arrestati.

Fino al 2015 la scomparsa di Giulio Giaccio rimase un caso irrisolto, finché i pubblici ministeri Mariella Di Mauro e Giuseppe Visone riaprirono le indagini in seguito alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia del clan.

Fonte: IL MATTINO

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