6 Aprile 2022

Noduli alla tiroide: quando preoccuparsi

noduli alla tiroide

Noduli alla tiroide: quando è opportuno preoccuparsi? Ne parla in un’intervista il dottor Giuseppe Sabino

NODULI ALLA TIROIDE – Si stima che i noduli alla tiroide siano presenti nel 40-50% della popolazione, ma nella maggioranza dei casi siano di natura benigna. Solo in una bassa percentuale (il 5% circa) questi possono causare disturbi ed interferire con la funzionalità della tiroide. Questo piccolo organo, collocato alla base della porzione anteriore del collo, ricopre un ruolo importantissimo nel nostro organismo: regola le funzioni essenziali, dal consumo energetico alla salvaguardia della salute delle ossa, dalla fertilità nella donna allo sviluppo cerebrale nel bambino.

I noduli tiroidei sono delle formazioni della ghiandola tiroidea che possono avere una natura di tipo solido, liquido o di tipo misto. Generalmente sono di tipo benigno come ad esempio gli adenomi. I liquidi, invece, sono detti noduli colloido-cistici. Spesso, inoltre, si riscontrano noduli di tipo misto, anche descritti con il termine di “complex”.

Noduli solitari o multipli

I noduli tiroidei possono essere solitari o multipli. Sono tipicamente multipli nella condizione di gozzo. Un esempio invece di nodulo solitario è l’adenoma. Esistono anche noduli cosiddetti autonomi, cioè che tendono a produrre ormoni tiroidei autonomamente. In generale i noduli tiroidei possono comportare una serie di difficoltà. Ad esempio alterando la funzione della deglutizione o addirittura della respirazione se comprimono la trachea. Possono talvolta causare dolore e, in particolare, quando sono iperfunzionanti, possono determinare tachicardia, condizione d’ansia, insonnia, calo ponderale, vampate di calore tipicamente al volto. In alcuni casi di ipofunzionalità possono determinare sintomi diametralmente opposti, come tendenza alla letargia, incremento ponderale, affaticamento o anche sensazione di secchezza alla pelle.

In quali casi è consigliata un’ecografia

L’ecografia tiroidea è consigliata come esame di screening di base anche nei pazienti asintomatici o in caso di sospetto clinico di malignità tiroidea. Questo esame aiuta a caratterizzare il nodulo nelle sue componenti solide o liquide. Inoltre funge da ausilio alla guida durante l’eventuale agoaspirato. In particolare, determina l’ecogenicità di un nodulo. Se un nodulo tende ad essere più scuro del tessuto tiroideo circostante si definirà “ipoecogeno”. Se uguale al tessuto dell’organo “isoecogeno”. Se più chiaro “iperecogeno”. Più una formazione nodulare risulterà ipoecogena, più sarà sospetta. L’eccezione è data dai noduli a contenuto liquido che appaiono omogeneamente neri.

Noduli caldi e freddi

Il concetto di “caldo” e “freddo” appartiene alla metodica scintigrafica. Se un nodulo è “caldo” significa che funziona più del normale. Se il nodulo è “freddo” significa, invece, che ha un’attività funzionale inferiore rispetto a quella del tessuto sano circostante. Ed è più a rischio di essere considerato poco differenziato e possibilmente maligno”.

La dimensione e l’aspetto

Le dimensioni di un nodulo hanno la loro importanza. Più è evidente una crescita della formazione nodulare più significa che il nodulo tende ad essere proliferativo. Non sempre ciò è indice di malignità. Oltre alle dimensioni assolute conta la rapidità con cui cresce un nodulo: più rapida è la crescita nel tempo, più si tende ad attenzionarlo. Riguardo l’aspetto del nodulo, i fattori che contano maggiormente sono la sua omogeneità, l’ecogenicità e l’eventuale presenza di microcalcificazioni contestuali.

Come trattare un nodulo sospetto

Un nodulo ‘sospetto’ all’ecografia normalmente merita un agoaspirato per una tipizzazione citologica. La scintigrafia, come detto prima, aiuta a capire la probabile benignità o malignità di un nodulo grazie alla sua valutazione funzionale. I trattamenti possono essere molteplici. Con i noduli benigni che si instaurano in un quadro di gozzo tiroideo si adotta un trattamento farmacologico. Noduli benigni come gli adenomi possono essere anche trattati per via percutanea tramite termoablazione o alcolizzazione. Talvolta, però, anche noduli considerati benigni possono essere asportati chirurgicamente, generalmente mediante asportazione del lobo tiroideo dove sono localizzati.  I noduli maligni, invece, vengono generalmente trattati chirurgicamente, tramite resezione totale della tiroide. E dopo l’intervento viene spesso praticata la radioterapia, una tecnica medico-nucleare che è volta ad eliminare ogni cellula tiroidea eventualmente residuata dall’intervento.

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