30 Aprile 2020

Napoli, barbieri protestano in piazza contro le decisioni del Governo Conte

Si ringrazia quicosenza.it per la foto.

Napoli, barbieri in protesta.

A Napoli è scoppiata la protesta dei barbieri, che per lo Stato dovrebbero riaprire a Giugno. I parruccheri stanno effettuando tagli di capelli in piazza

L’Emergenza Coronavirus sta causando gravi danni, sia per la sanità che per l’economia del Paese. Sono infatti numerosi i lavoratori in difficoltà. Il lockdown ha messo in ginocchio parecchie attività produttive, che causa COVID-19, rischiano seriamente di non ripartire. A Napoli oggi, è scoppiata la protesta dei barbieri. Secondo l’ultimo Decreto infatti, barbieri, parrucchieri ed estetisti dovrebbero riaprire a partire dall’ 1 Giugno.

In particolare oggi, è partita un’iniziativa di protesta a Napoli. Più nello specifico, a piazza Bovio, alcuni barbieri stanno effettuando tagli di capelli.  I parrucchieri hanno allestito un salone improvvisato per pochi minuti avanti alla sede della camera di Commercia in piazza Bovio. Qui alcuni membri della categoria aderenti alle associazioni “Hair work team” e Tricostyle, hanno anche esposto uno striscione, che recita così: “Fiducia a chi taglia in sicurezza, no a chi di nascosto infetta”. 

Il contenuto dello striscione dei barbieri in protesta a Napoli, è chiaramente riferito a coloro che violano le norme di sicurezza, recandosi presso le case dei clienti di nascosto. Ecco le parole della portavoce della protesta: ”La nostra e’ una dimostrazione che, con le adeguate misure di prevenzione per noi e per i nostri clienti, e’ possibile lavorare in maniera sicura ed ridurre al minimo il rischio di contagio.” Barbiere e cliente, indossavano infatti mascherine, guanti e visiere per evitare la diffusione del virus.

SUI LAVORATORI ABUSIVI E SUL PERICOLO CONTAGIO– ” Lavorare di nascosto e a domicilio aumenterebbe sicuramente per tutti il pericolo di contagio. Proprio per questo bisogna aprire al piu’ presto i nostri negozi. Oggi c’e’ esasperazione tra i colleghi. Molti di loro non riescono neanche a provvedere al cibo per la propria famiglia. L’ipotesi di recarsi loro dai clienti diviene sempre di piu’ una esigenza di sopravvivenza”.

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