Michelina non ce l’ha fatta. L’infermiera del Cardarelli stava lottando contro il Covid-19
Michelina, la “guerriera” del Caldarelli, stava da settimane lottando contro il Covid-19 ma purtroppo non ce l’ha fatta
Michelina, 52enne e infermiera del reparto di medicina d’urgenza al Cardarelli, circa tre settimane fa si ammalò di Covid-19. Sono stati giorni duri per lei, un peggioramento purtroppo crescente che ha causato la sua morte nella giornata di ieri. In tanti stamattina, tra medici, infermieri, operatori socio-sanitari, guardie giurate, personale del 118 e amministrativi hanno così dato l’ultimo saluto a Michelina, che da sempre si trovava in prima linea per la lotta al Coronavirus.
“Una donna lavoratrice, una madre, una moglie, un’amica, una collega, una combattente contro uno stramaledetto virus. Con Michela, soprattutto, muore una parte di noi… Che questo Sole accompagni il tuo volo libero, Anima dolce” scrive un collega sui social.
Un suo collega infermiere del Cardarelli scrive: “Non so come iniziare questo post… e quindi così, di getto…. Michela non ce l’ha fatta…non c’è più… Una moglie, una mamma, un’ amica. Per me una collega che incontravo tutti i giorni prima di iniziare il turno e che non ho mai visto rabbuiata, sempre sorridente, sempre pronta a salutare lei per prima. Una di quelle persone che non conosci a fondo, ma sai che sono belle persone. Le belle persone lo hanno scritto in fronte. Per lei il covid non è stato una semplice influenza, per lei il covid è stato spietato. Il vaccino non è arrivato in tempo”.
“L’infezione, il ricovero, la terapia intensiva, l’intubazione, sono stati tutti più veloci del vaccino e anche lei, la “nera signora”, è arrivata prima, non ha aspettato. Una roulette russa, non sai se ascolterai il clic del colpo che non parte oppure non ascolterai più nulla. Fin quando capita agli altri. Fin quando non tocca a me, “è una semplice influenza“. Fin quando non tocca a me “ho paura del vaccino” “non so se lo farò”. Fin quando a morire sono numeri e non persone. Non ne posso più di persone che leggono due titoli di articoli su facebook e pensano di sapere tutto, laureati sulla tazza del bagno con i cellulari in mano. Oggi non ho pazienza. Smettete di leggere sciocchezze e chiedete a chi ha combattuto e combatte questo mostro di cosa è capace, se è pericoloso, se bisogna fare il vaccino. Chiedete a chi ha visto entrare in ospedale pazienti che annaspavano con saturazione sotto i piedi. Chiedete a chi ha visto i figli fuori al pronto soccorso salutare per l’ultima volta i genitori che entravano e non uscivano più. Chiedetelo a chi non ha neanche potuto vedere le salme dei propri cari. Scomparsi nel limbo della nostra miseria. Ma forse, la verità è che non lo sappiamo neanche noi cos’è il covid. Forse bisognerebbe chiederlo a Michela cos’è il covid o al marito. Forse bisognerebbe chiedere alla figlia di Michela del Cardarelli cos’è il covid. Undici mesi fa dicevamo: “bisogna aspettare il vaccino”. Oggi: “non so se lo farò”. “Se solo fosse arrivato prima” invece abbiamo detto noi che conoscevamo Michela. “Se solo fosse arrivato prima”, il nostro rammarico. Perdonatemi se parlando di vaccino mi sentirete perdere la pazienza, se dovessi mandarvi a quel paese. Perdonatemi, lo devo a Michela e a tutti i colleghi che nell’adempimento del proprio dovere non ci sono più. Lo devo a tutti coloro per i quali il vaccino non ha fatto in tempo”.
FONTE: Napolitoday
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