Luca Stoppini in mostra presso la Chiesa ‘Le Scalze’
La forma del tuo corpo viene plasmata dall’emozione; pieno e vuoto sono lì, davanti a te. Immobili, immediatamente reattivi alle tue emozioni. Luce e buio, enorme e microscopico, rumore e silenzio. (Luca Stoppini)
Luca Stoppini in mostra presso la Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Napoli. Ci s’inoltra nei vicoli del quartiere Avvocata, precisamente lungo la Salita Pontecorvo, per apprezzare la mostra di Luca Stoppini a Napoli. Per raggiungere il meraviglioso sito storico del seicento, la Chiesa di San Giuseppe delle Scalze, ci s’imbatte nei meticolosi preparativi degli abitanti che riempiono le strade di decorazioni ed immagini simboliche per accogliere la vittoria dell’agognato scudetto del calcio Napoli. Vengono riempiti così tutti gli spazi vuoti lasciati all’incuria del tempo: decorati, abbelliti e resi vivi. In questo contesto Luca Stoppini s’inserisce con la sua esposizione “Tra il muro della terra e i martìri”, mostra fotografica a cura di Maria Savarese, inaugurata lo scorso 1 aprile ed in corso fino al 13 aprile 2023 tutti i giorni dalle 10.00 alle 16.00.
Di grande impatto emotivo le opere fotografiche di Luca Stoppini sembrano essere nate insieme all’architettura della Chiesa Le Scalze fondendosi completamente con i cromatismi e con le forme del sito. Stoppini riesce così a colmare quel vuoto lasciato dal tempo e dall’abbandono del luogo inserendo elementi che stimolano l’occhio a ricercare, nelle geometrie immerse negli effetti sfumati dei suoi lavori fotografici, un feedback che riflette la possibilità di far viaggiare liberamente la fantasia ma che permette, anche, un’autovalutazione della propria percezione individuale. “Quanto le nostre sovrastrutture possono influenzare la lettura della sua opera?” ho chiesto a Luca Stoppini davanti all’immagine che si trova al centro della Chiesa. “Ognuno può vederci ciò che vuole” mi ha risposto semplicemente Stoppini “per esempio in quest’immagine centrale, oggi, una bambina ci ha visto un fiore. L’opera in fin dei conti è la manipolazione di una foto che ritrae, ingigantita, la piega di un’ascella.” “Molto spesso dai nostri percorsi scolastici apprendiamo nozioni e valori che non sempre stimolano le nostre vere percezioni ed attitudini, il tempo e le esperienze successive modificano le nostre coscienze e le nostre emozioni, un po’ come succede al nostro corpo”. Le quattro grandi fotografie (3x4m.) posizionate a terra e in controfacciata e le sette opere di grandezza inferiore poste lungo tutto il perimetro delle pareti ritraggono particolari del corpo ingigantiti e manipolati. Un dialogo ancora possibile in un luogo in cui il tempo sembra sospeso e la percezione degli spazi modifica anche la percezione del sé: “come uno specchio, queste immagini vogliono riflettere l’emozione che ha modificato la forma del mio corpo durante questo periodo” afferma l’artista.
“Immagino esista una ventiquattresima coppia di cromosomi. Molecole che riempiendosi e svuotandosi costantemente modificano e rendono fluide le geometrie del corpo. Le emozioni sono il motore che genera questo movimento. Il mio continuo scansirlo vuole renderle visibili. Appena entrato alle Scalze lo scambio tra pieno e vuoto mi ha colpito fisicamente. Come quando per la prima volta percepisci fisicamente le onde sui cui corre la musica. La forma del tuo corpo viene plasmata dall’emozione; pieno e vuoto sono lì, davanti a te. Immobili, immediatamente reattivi alle tue emozioni. Luce e buio, enorme e microscopico, rumore e silenzio. Sacro e umano. Esiste lì una decadenza che vive di luce propria. Attraversandola ti fai dieci volte più alto, nello scoprirla minuscolo. Voglio in questa mostra entrare leggero come l’aria che muove una tenda, violento come il vento che fa sbattere la finestra, che rompe i vetri. Come uno specchio in queste immagini voglio riflettere l’emozione che ha modificato il mio corpo durante questi anni.” (Luca Stoppini)
Luca Stoppini in mostra presso la Chiesa Le Scalze
Una mostra che vuole restituire al pubblico quel forte impatto emozionale che l’artista ha provato entrando per la prima volta a “Le Scalze”. La Chiesa, situata in pieno centro, a Napoli, a pochi metri di distanza da Piazza Dante lungo Salita Pontecorvo, è uno spazio denso di storia di indubbia bellezza, un esempio di architettura barocca napoletana seicentesca che deve il suo nome all’ordine monastico San Giuseppe delle Scalze.
Come un ponte tra passato, presente e futuro ‘Le Scalze’ s’inserisce all’interno del tessuto culturale di Napoli e restituisce ai suoi abitanti, anche grazie a questa mostra, quell’amore per i valori più autentici tipici della nostra storia.
“Georges Perec nel libro Espèces d’espaces scriveva: ‘Vorrei che esistessero luoghi stabili, immobili, intangibili, mai toccati e quasi intoccabili, immutabili, radicati; luoghi che sarebbero punti di riferimento e di partenza delle fonti’. Su questa scia si colloca la mostra di Luca Stoppini, la sua prima a Napoli, all’interno di uno spazio denso di memoria e di riscatto culturale, la chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo, situata a poca distanza da Piazza Dante, lungo Salita Pontecorvo. – commenta Maria Savarese curatrice della mostra – Un luogo prezioso restituito al quartiere, la cui storia s’incrocia con quella di cinque tenaci suore che nel 1606 diedero a questo gioiello dell’architettura secentesca il nome del loro ordine monastico, San Giuseppe delle Scalze, affidando il progetto di ampliamento a Cosimo Fanzago, massimo esponente del Barocco a Napoli. Purtroppo, negli anni, la chiesa ha subito una condizione di abbandono, motivo per cui alcune importanti opere d’arte al suo interno sono state trasferite e conservate in altri musei napoletani, come la grande tela di Luca Giordano in origine posta sull’altare maggiore, oggi al Museo di Capodimonte, insieme alle altre due di Francesco De Maria un tempo sugli altari laterali, attualmente in quello di San Martino. Questo stato di incuria è perdurato fino al 2005, quando il Forum Tarsia ha restituito la chiesa alla cittadinanza, rendendola fruibile attraverso un’intensa e ricercata attività che ha trasformato ‘Le Scalze’ in uno dei principali hub socio-culturali della città. Affinché ci sia arte è necessario che ci sia una realtà oggettiva, un sito, un luogo, che indubbiamente preesista allo sguardo, ma c’è necessità anche di un soggetto che guardi, di uno sguardo osservatore. Per questo motivo, i processi di cambiamento che interessano i contesti urbani possono essere analizzati in maniera differente a seconda dell’oggetto di indagine e delle chiavi di lettura che si vogliono offrire. Ed è quanto ha fatto Luca Stoppini con il suo intervento site specific articolato nella navata centrale, riuscendo a rendere visibile il forte impatto emozionale percepito appena entrato nella chiesa per quel soverchiante senso di pieno e di vuoto che domina interamente lo spazio.“
Lo Sponsor
Kiton, che rappresenta l’eccellenza dell’alta sartorialità italiana, ha voluto dare il suo supporto all’evento che celebra e promuove l’arte. La storia di Kiton si lega a doppio filo con un’innata vocazione al mecenatismo. Sin dai suoi albori, Ciro Paone fondatore dell’azienda, ha sempre supportato, aiutato e valorizzato gli artisti in cui ha creduto. Sinonimo di eleganza e stile a livello internazionale, l’azienda si distingue per aver saputo esportare in tutto il mondo i principi dell’antica tradizione sartoriale napoletana confezionando capi tagliati su misura riconoscibili ed autentici.
Breve bio di Luca Stoppini
Luca Stoppini è un professionista dell’immagine a 360°. Per più di trent’anni direttore artistico di Vogue Italia e de L’Uomo Vogue, oggi direttore creativo di ICON Mondadori, ha curato il concept visuale di molte campagne e pubblicazioni della moda, affiancando sul set molti dei più grandi e conosciuti fotografi di moda e vanta collaborazioni con case editrici internazionali come Skira, Rizzoli International, Thames&Hudson e musei come Triennale di Milano, Victoria and Albert Museum di Londra. Designer grafico, ma anche artista puro, Stoppini ha sperimentato una varietà di materiali e di tecniche, per realizzare opere immagini bi e tridimensionali che sono state esposte nel contesto di personali e collettive in diverse parti del mondo, entrando a far parte di alcune importanti collezioni d’arte contemporanea. Fra i suoi strumenti più consoni, veloce e versatile per prendere appunti visivi non stop, per annotare estemporaneamente situazioni e momenti, ma anche per registrare e trasporre soggetti, suggestioni, colori e patine della vita nel suo lavoro d’artista, la macchina fotografica digitale si è trasformata in una congeniale, irrinunciabile estensione dello sguardo di Luca Stoppini. Un mezzo per accostare, rilevare e penetrare situazioni diverse, un modo di accostare, decodificare, penetra- re le forme della vita vita e le dinamiche dell’arte. Nasce a Milano nel 1961.Vive e lavora tra Milano e Parigi
2001 Biennale di Tirana. (Politti-Flash Art). A cura di Vanessa Beecroft.
2004 Untitled. Personale. Galleria Michael Steinberg. New York
2004 Pubblicazione libro Untitled. Luca Stoppini. Edizioni Skirà
2005 Nostalgia. Collettiva a cura di Carmen Zita. HVCCA Hudson Valley Center for Contemporary Art, Peekskill, NY. 2005 Manierismo. Personale a cura di Sergio Risaliti. Quarter-Centro produzione arte contemporanea. Firenze. 2006 Quasi L’infanzia. Collettiva a cura di Sergio Risaliti. Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. Firenze.
2007 Goodmorning Babilonia. Personale a cura di Sergio Risaliti. Marella Gallery. Beijing China.
2022 Perchè era lui perchè ero io. Metamorfosi della città nello spazio del teatro A/R. Personale.Parma, Palazzo del Governatore e Teatro Due Parma
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