Leonardo Viola: rapper campano e futuro avvocato negli USA
Leonardo Viola: il rapper campano e una carriera futura da avvocato negli USA. È da sempre spinto dalla forza dell’ambizione. Ecco l’intervista
Classe ’98 e un carattere prevalentemente caparbio ha custodito, fin da bambino, un sogno importante. “Proteggi i tuoi sogni nel cassetto”, sarà stato questo il motto del giovanissimo Leonardo Viola?
Intanto lui lo ha fatto: da piccolo ha protetto il suo desiderio e poi, quando ha pensato che nella sua vita bisognasse andare oltre, ha aperto questo cassetto. Così Leonardo ha iniziato a rilasciare musica per il suo cuore e per tutti.
Leonardo Viola è originario di Maddaloni (Caserta) e si è trasferito 11 anni fa negli USA, dove ha iniziato gran parte dei suoi studi.
Il 20 maggio 2019 si è laureato alla facoltà di “Giornalismo e comunicazione” alla St John’s University di New York. Dal 26 ottobre 2019, invece, ha iniziato a lavorare presso lo studio legale Valero di Miami. Nel 2015, Leonardo Viola, ha vinto il premio di migliore Atleta dell’Anno.
Durante l’emergenza Coronavirus, Leonardo ha iniziato a comporre beat musicali e da quel momento la sua strada si è allargata in modo favorevole.
Quello di Leonardo Viola è da definirsi un sogno realizzato?
Noi di Napoli.Zon, intanto, siamo curiosi di saperne di più e abbiamo avuto il piacere di intervistare colui che nelle passioni tanto ci crede.
È da poco iniziato il tuo percorso musicale. Durante il periodo del lockdown hai avuto l’opportunità di scrivere pezzi musicali e – stando a quanto dichiarato – hai passato le notti a cercare beat per il tuo primo album. Raccontaci meglio come è nata questa passione per la musica.
La musica è nata in me grazie all’influenza dei miei amici, loro avevano già completato un paio di progetti. A dicembre ero a casa da solo – a Miami – per festeggiare il Natale (spesso mi capita di trascorrere questi giorni solo, lontano dalla famiglia) e dopo il lavoro mi dedicavo a scrivere delle righe quando trovavo un beat online che mi piacesse particolarmente. Piano piano poi sono andato alla ricerca di beat diversi, più potenti e da lì ho iniziato a scrivere con costanza.
Passavo le sere fuori al balcone a pensare un po’ ai miei viaggi, alle esperienze più importanti fatte fino ad ora e capivo che più scrivevo e più m’innamoravo della musica. M’innamoravo, soprattutto, di quel progetto che stava nascendo.
Poi una volta ho trovato il microfono giusto, posso dirti che da quel momento è stato tutto più divertente e quando ho ascoltato la mia voce mi è piaciuto ancor di più! I miei beat divenivano un gioco spontaneo di parole. Ho sempre amato scrivere, ma la musica ha reso tutto più bello.
All’età di 10 anni circa ti sei trasferito negli Stati Uniti d’America, ti sei laureato e adesso lavori a Miami: credi di essere un ragazzo tenace?
Be’, credo sicuramente che fare un cambiamento del genere a 10 anni non sia facile. Lasciare così piccolo i miei amici – che fino a quell’istante facevano parte della mia giornata – cambiare routine, studiare in un altro istituto, imparare una nuova lingua… non è stato semplicissimo all’inizio, lo ammetto.
In più sono andato a studiare a 17 anni a New York: una città che non conoscevo ed avevo visitato forse due volte. Non avevo avuto l’opportunità di visitare prima la mia università, ma pensai che NY fosse la destinazione giusta per aiutarmi a crescere ed uscire dalla mia comfort zone.
Dunque, sei molto giovane e lontano dalle tue origini: pensi che questi due fattori influiscano negativamente sul tuo cammino?
No, per niente. Ho sempre amato le mie origini e da quando me ne sono andato custodisco in me la mia terra, ma so anche – al contempo – che l’America è di più perché può offrirmi opportunità migliori. Penso che l’Italia, invece, abbia i suoi limiti e non vorrei fermarmi ad essi.
Ci tengo a dirti – a dire a tutti – che le mie origini mi ispirano sempre e mi portano a raggiungere orizzonti ancora più lontani. Ritornando alla tua domanda penso di essere un ragazzo giovane, ma allo stesso tempo molto maturo. Ci sono giovani così in gamba! Per quanto riguarda le mie origini non hanno assolutamente influito in modo negativo, anzi.
Vivi negli USA e hai origini campane. Qual è la tua prospettiva – adesso – sulla città di Napoli? Hai mai pensato di ritornarci per sempre?
Credo che Napoli migliori giorno per giorno ed è bellissimo vedere la mia città e la mia gente migliorare in tutti gli aspetti. Ho pensato di tornare l’anno scorso per giocare a basket a livello agonistico, ma il Covid-19 non lo ha permesso. Nonostante ciò, come già accennato prima, l’America ha ottime occasioni rispetto all’Italia e so che in futuro ci rimarrò. Mi auguro di avere una prosperosa carriera da avvocato, su questo sono tenace. L’Italia sarà sempre nel mio cuore, ma fino ad una tarda età non credo di tornare.
Il tuo album “MAN ON A MISSION” è stato pubblicato su Spotify ed Apple Music, dicci di più sul tuo progetto.
È un progetto iniziato da un’idea un po’ folle (quella raccontata prima) e ho sempre sognato di avere la mia musica su app gettonate come Spotify o Apple Music. Sono un malato di musica: è l’unica che riesce a migliorarmi l’umore e a farmi entrare in un mood positivo. Avere la mia musica con le mie storie e lezioni di vita, disponibile sulle app più famose del mondo, è semplicemente un’emozione indescrivibile.
L’emergenza sanitaria Coronavirus – secondo il New York Times – ha generato il numero più alto di decessi negli USA, superando i 100.000 morti. Com’è stato affrontare la piena pandemia?
È stato difficile e preoccupante per me.
Un italiano lontano da tutta la famiglia mentre si andava incontro a questo periodo così buio. Negli USA la situazione non è mai stata presa in modo così allarmante, mentre per noi italiani sì; “fortunatamente” sentivamo storie davvero spaventose e conoscevamo una realtà diversa, in America la gente non si è mai agitata.
Gli Stati Uniti d’America sono un business continuo, non si fermano mai qui. Credo, inoltre, che la gente sia rimasta in casa solamente per obbligo, altrimenti avrebbe continuato a lavorare come se fosse un giorno ordinario.
Voglio concludere con questa domanda: come ti vedi tra dieci anni?
Mi vedo da avvocato a New York.
È questo il mio obiettivo principale, amo la musica e continuerò comunque a farlo e ad appassionarmi, ma prima voglio concludere la specializzazione in Giurisprudenza e diventare un avvocato di successo a New York. So di riuscirci – sono determinato – e poi chissà magari dopo un po’ mi stancherò dei ritmi elevati di New York e tornerò a Miami o in Europa, ho messo in conto anche questo. Non rimarrò in America tutta la vita, ma voglio ambire ad una reputazione ammirevole. Voglio essere migliore in tutto ciò che faccio ed essendo questo il mio focus principale, mi concentrerò su questo aspetto.
La musica è stata e sarà sempre uno sfogo, poi se dovesse funzionare che ben venga. Realizzerei un sogno che proteggo da piccolo e niente batte questo, però capisco la realtà dell’ambito musicale. Se va, va.
Ma comunque vada, sarò sempre contento di quello che rilascio perché so che è vero perché proviene dal cuore.
Buona fortuna Leo!
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