L’Africa & Napoli, un grande evento espositivo per riflettere sul passato, presente e futuro
“Una civiltà che si dimostra incapace di risolvere i problemi causati dal proprio funzionamento è una civiltà decadente. Una civiltà che sceglie di chiudere gli occhi di fronte alle questioni cruciali è una civiltà compromessa” (Aimé Cesairé)
L’Africa & Napoli non è semplicemente una mostra ma una grande opportunità per scoprire, grazie a un grande evento espositivo, le civiltà africane attraverso opere d’arte e oggetti simbolici che vanno al di là degli stereotipi rappresentativi di questo grande e poliedrico continente.
Un progetto che mette in luce la relazione fra Occidente e Africa, difetti e pregi di quest’antica relazione.
“L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità” un progetto ideato e prodotto da Andrea Aragosa per Black Tarantella con la curatela di Alessandro Romanini è in esposizione fino al 7 gennaio 2024, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00, presso il Maschio Angioino Antisale dei Baroni a Napoli. Ingresso libero.
La colonna sonora che accompagna la mostra è di Enzo Avitabile.
L’Africa rappresentata con una raccolta di segni, oggetti, testimonianze dei riti e culti che spesso trovano similitudini con le usanze della terra partenopea, come quella dei defunti.
Napoli, un territorio testimone del passaggio delle culture africane in Italia, molto spesso non proprio con frame lieti.
L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità è un itinerario che offre tanti spunti per conoscere e per riflettere su civiltà considerate, in occidente, “inferiori” e che riporta alla luce, come in uno scavo archeologico, la grandezza dell’arte, delle usanze e della cultura africana. Un dialogo/testimonianza di tanti artisti che attraverso i segni e i simboli diventano cronisti del loro tempo.
Una mostra che indica, anche, il passaggio dei colonizzatori nelle terre africane, depredate di risorse, territori e esseri umani.
In esposizione manufatti in ferro che rappresentano antiche monete con le quali venivano acquistati gli schiavi in Africa, opere di collezioni private che mostrano la cultura e la capacità espressiva delle popolazioni del Continente africano, opere d’arte che testimoniano le sofferenze dei nativi, la soppressione con le armi e la privazione delle libertà fondamentali e dei diritti, nella propria terra, da parte dei colonizzatori.
“L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità” – Black Tarantella, il percorso dell’arte africana in occidente
La riproduzione testuale di quanto riportato nel testo a corredo del progetto, ideato e organizzato da Andrea Aragosa per Black Tarantella, facilita la comprensione della complessa esposizione “L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità“.
“Si cerca di sfidare le rappresentazioni stereotipate dell’Africa e di mettere in luce la sua straordinaria e complessa diversità culturale, come “memoria necessaria” per poter guardare al futuro.” espone Andrea Aragosa.
La legittimazione culturale del colonialismo induceva gli studiosi europei a considerare “primitive” le manifestazioni artistiche africane, di fatto non aprendo mai ad un possibile rapporto di scambi fecondi.
Le testimonianze della vita “dei popoli senza scrittura” furono inizialmente accantonate nei depositi e solo successivamente esposte nei musei etnografici, senza nessuna distinzione tra oggetti di cultura materiale ed opere d’arte.
Il cambiamento di approccio e prospettiva arrivò con i movimenti artistici del primo Novecento, le cosiddette “avanguardie storiche”, con cui si avviò un dialogo straordinario tra la cultura artistica dell’Occidente e la cultura visiva africana, alla quale fu riconosciuta l’originalità arcaica delle forme, oltre ad un valore simbolico e spirituale.
“L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità” – Le esposizioni
Le prime esposizioni di ‘arte nera’ furono organizzate a Praga nel 1911, in Germania nel 1912, a Parigi nel 1913 e New York nel 1914. Nello stesso periodo venivano pubblicati cataloghi e monografie di fondamentale importanza per la conoscenza delle nuove espressioni provenienti dall’Africa:
Carl Einstein Negerplastik, Lipsia (1914); Marius de Zayas, African negro artits influence on modern art, New York (1916); Paul Guillaume et Guillaume Apollinaire Sculptures nègres Parigi (1919); H. Clouzot et A. Level L’Art Negre et l’Art Oceanien, Parigi (1919); V. Markov Isskustvo Negro Pietroburgo (1919).
Alla Biennale di Venezia del 1922 furono esposte una trentina di opere di artisti africani nel padiglione italiano, una finestra interessante su quella produzione creativa, curata da Carlo Anti e Aldobrandino Monchi.
“L’Africa & Napoli” – Il passaggio a Napoli
Dodici anni dopo, Napoli ospitò la Triennale d’Oltremare al Maschio Angioino, inaugurando nel 1940 la Triennale delle Terre d’Oltremare alla Mostra d’Oltremare, dimostrando ancora una volta di sapere anticipare fermenti e avanguardie. È importante sottolineare che Napoli è sede della Società Africana D’Italia dal 1850.
Il decennio che va dal 1930 al 1940 vide anche Parigi e New York allineate: alla Galerie Picalle della capitale francese fu celebrata con successo un’esposizione di oggetti d’autore africani (1930), che ispirò “African Negro Art” al MoMA di New York (1935). Seguì nel 1938 la mostra curata da Robert J. Goldwater “Primitivism in Modern Painting”, dedicata al confronto tra avanguardie del ‘900 e le sculture di arte primitiva.
“L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità” – Le tracce
Una storia scritta da intellettuali e artisti illuminati, da Apollinaire a Matisse, Picasso e Brancusi, Giacometti, con i movimenti surrealisti e dadaisti. Ma fu anche plasmata dall’impegno dei tanti galleristi visionari, che hanno creduto nella poetica degli artisti africani, su tutti Paul Guillaume e Charles Ratton, a cui si deve il dialogo fecondo con l’Europa, e naturalmente con l’Italia rappresentata da De Chirico, Savinio e Modigliani, come attestano le testimonianze scritte di Paul Guillaume tra il 1914 ed il 1917.
Questi sviluppi furono cruciali per arrivare al concetto di “arte africana” senza condizionamenti. William Fagg, forse il più grande africanista del ‘900, sintetizzerà questa svolta: “L’arte nella sua forma più pura riguarda la comunicazione dell’ineffabile, che è al di la delle parole”.
Non si può raccontare la storia dell’Africa senza le voci dei suoi intellettuali, su tutti Leopold Sédar Senghor, Aimé Cesairé e Cheikh Anta Diop.
“L’Africa & Napoli, Identità, memorie e contemporaneità” è in esposizione fino al 7 gennaio 2024, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00, presso il Maschio Angioino Antisale dei Baroni a Napoli.
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