La tragedia di Maria Paola: negati il diritto alla vita e all’amore
La tragedia di Maria Paola, svolte nelle indagini: il fratello avrebbe speronato lo scooter per “darle una lezione”
La tragedia di Maria Paola: non è stato un incidente. Corre l’anno 2020, eppure, in un Paese civile come il nostro, c’è ancora gente che crede che esser omosessuali costituisca un reato o una colpa.
Maria Paola, la ventiduenne di Caivano deceduta lo scorso venerdì a seguito di un incidente stradale, amava un trans, Ciro, (all’anagrafe R.M.), con cui aveva scelto di andare a convivere nonostante la famiglia non vedesse di buon occhio la relazione. Su tutti, il fratello di Paola, Antonio Gaglione, che non riusciva ad accettare l’omosessualità della sorella.
Di qui l’inseguimento durante la fuga da Caivano ad Acerra che ha provocato la caduta di Paola e Ciro dalla motocicletta: la ventiduenne è morta sul colpo, mentre il suo compagno è stato ripetutamente percosso dal fratello, riportando una frattura al braccio e diverse contusioni ed escoriazioni ad una spalla.
Ascoltato dagli inquirenti, Gaglione ha fornito la propria versione dei fatti, per poi esser tratto in arresto con l‘accusa di morte come conseguenza di altro reato e violenza privata. Resta da capire se la moto sia stata effettivamente speronata o se la caduta sia stata il frutto di una disperata fuga. L’uomo si trova ora presso la casa circondariale di Poggioreale.
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