7 Maggio 2016

La storia dei Quartieri spagnoli

ph. Alessandra Pisani

quartieri

I Quartieri spagnoli sono uno dei posti più intriganti di Napoli: i vicoli stretti stretti, i “panni appesi” su fili che collegano un balcone con quello del palazzotto di fronte, i famosi “vasci” napoletani con grappoli di pomodori e peperoncini secchi appesi alle finestre… Chi viene a Napoli non può che rimanere colpito (positivamente o negativamente) da questa “matrioska urbanistica”, così come Giovanni Leone definisce i Quartieri

[ads1]

I Quartieri spagnoli o si amano o si odiano, non c’è via di mezzo.  Fatto sta che sono prova tangibile e concreta di quella che è stata la storia di conquiste e domini del Mezzogiorno. I Quartieri sono un museo a cielo aperto… Ogni abitazione, ogni stradina è un ritratto pieno di vita, odori e sensazioni. Oggi definiremmo tutto ciò un quadro pittoresco, ma in passato era piuttosto il quadro della disperazione e della povertà.

L’architetto che ideò il progetto urbanistico dei quartieri, per conto del Vicerè Pedro de Toledo, si chiamava Ferdinando Manlio. L’idea era quella di realizzare questa intrecciata rete di stradine larghe appena 5 metri per ospitare gli acquartieramenti militari spagnoli. I soldati vivevano nei tipici bassi napoletani, piccole abitazioni (spesso monolocali), dove oggi vivono intere famiglie. La sera, però, gli spagnoli andavano in giro, in cerca di svago; così, in pochissimo tempo, si diffusero la prostituzione, il gioco d’azzardo e l’alcoolismo, fenomeni sgradevoli che indussero il Vicerè a imporre sanzioni e regole più rigide, le quali non furono mai realmente rispettate.

Risulta chiaro che quella presenza estranea turbava gli equilibri, già molto incrinati, di un popolo napoletano che “non aveva denti per mangiare e occhi per piangere”. L’esasperazione aveva provocato la reazione, espressione violenta di chi serbava rancore per coloro che avevano portato la delinquenza in un luogo già dominato dalla povertà e dalla paura.

Questo breve quadro della Napoli Cinquecentesca non è una drammatica esagerazione, anzi descrive solo parte di quella che fu la storia di lotta e sacrificio che interessò tutto il meridione.

[ads2]