‘La seconda natura’ di Mario Visone è una militanza contro la paura
E’ prossima l’uscita del secondo libro di Mario Visone. ‘La seconda natura’ è un misto tra la disillusione e la concretezza della vita umana
NAPOLI, 18 MAGGIO – Laureato in letteratura, Cultore della materia in Letteratura Italiana presso Università degli studi di Tor Vergata, antifascista e scrittore: questi alcuni tratti distintivi di Mario Visone, autore de ‘La seconda natura‘, suo secondo libro pubblicato con Homo Scrivens dopo il romanzo ‘Dalla parte delle viole‘ nel 2015.
Il libro ruota attorno alla vita di quattro personaggi, la cui emotività è fortemente caratterizzata e intrinseca alle precise descrizioni che fanno da contorno tracciando il contesto scenico della quotidianità.
Le vicende coinvolgono personaggi tutti diversi tra loro ma uniti da un sentimento comune: l’insofferenza nei confronti della vita. Una ragazza disamorata utilizza il sesso come reazione ai suoi stati d’animo, il sorvegliante dello stazionamento dei pullman che cerca l’utilità del suo lavoro, un’insegnante che piange della sua stanchezza e che disprezza la razza umana, ed infine il custode di una scuola, umano ed elegante, indifferente alle emozioni ma capace di emozionarsi.
Noi di Napoli.zon abbiamo letto in anteprima il romanzo e abbiamo incontrato l’autore Mario Visone, cercando di scoprire qualche dettaglio interessante su di lui e sulla sua opera.
Ecco le domande che gli abbiamo posto:
Cosa ti ha spinto a scrivere di questa storia intrigante? Com’è nato il titolo ‘La seconda natura’?
“Ti ringrazio per l’intrigante ma in realtà credo che sia meglio non definirla così. Credo che la mia sia una storia militante, una storia ostinatamente militante che mette a nudo i nodi cruciali del nostro tempo. Mi piace pensare che sia una storia contro la paura sia essa concreta sia essa liquida. Da qui nasce anche il titolo ispirato alla seconda natura di Hegel e quindi alla necessità della condivisione e della solidarietà umana. Il titolo è venuto molto dopo. C’era un titolo provvisorio che è durato circa due anni. Poi, Hegel mi ha dato una chiave di lettura che in un assunto breve ha racchiuso intenzioni e propositi.”
Nel romanzo si riscontra una minuziosità nella descrizione degli eventi e dei luoghi: si parla di alberi, di vento, foglie e mare scuro. Che importanza può avere la natura nel testo e nella nostra vita?
“Specificare il contesto urbano e periurbano in cui si svolgono le azioni dei protagonisti è un principio di descrizione della realtà necessario. L’ambiente circostante influisce sulle attività umane e sulle relazioni oltre che sulle stesse reazioni. La minuziosità di cui parli è un aspetto di cui nemmeno mi sono reso conto a pieno; tuttavia, sono consapevole che la natura e soprattutto la sua assenza influiscono sulla vita vissuta e su quella in divenire.”
Inoltre ci sono riferimenti al mondo animale: si legge di ‘cani che si lamentano’, di ‘uccelli confusi’, di ‘lepri che si nascondono’ o di ‘zebre che corrono via’. Sono, in qualche modo, immagini e rappresentazioni degli uomini e delle loro debolezze o paure?
“Il riferimento all’uomo e al sembiante è evidente ma il mondo animale è soprattutto il mondo della natura scevra da sovrastrutture. Primum vivere. Se l’uomo si limita a questo detto perde la sua funzione sociale e ritorna allo stato della ferinità. Ripeto, si tratta di un libro militante. La chiave di lettura è la necessità di costruire relazioni, di ricostruirle in realtà, dopo il disfacimento della postmodernità.”
La descrizione dei personaggi è frutto della fantasia? Se sì, in che modo uno scrittore riesce a costruire un vissuto e i dialoghi di qualcuno che in realtà non esiste? C’è sempre un riferimento alla realtà e a qualcuno di preciso?
“Diceva Calvino che il mondo è fatto di infinite storie e che quindi ogni storia è già esistente. Non si tratta che di scegliere tra quelle che il mondo ci offre la storia che noi decidiamo di raccontare. Tutti e tutte possono leggersi nelle paure o nelle discordanze che vivono i protagonisti del libro. Tutti e tutte hanno la medesima soluzione da cercare: la fuga dalla solitudine.”
C’è qualche personaggio del tuo libro in cui trovi della affinità, intellettive o emotive, con la tua persona?
“Forse tutti. Probabilmente nessuno.”
Tutti i personaggi, nonostante le vite diverse, sono accomunati da un unico filo conduttore: l’insoddisfazione per la propria vita. C’è chi la subisce, chi la subisce o chi ne è quasi indifferente. Come mai la scelta di raccontare questa parte del loro carattere?
“Raccontare la forza è un atto di superbia, raccontare i dubbi, le fragilità, le angosce è probabilmente un atto di immedesimazione. Lo spirito del romanzo è questo: immedesimarsi e attraverso l’immedesimazione, assurgere a un principio di dissobedienza nuovo intorno al quale ricostruire legami.”
I protagonisti del romanzo cercano, ognuno a modo proprio, delle certezze. Pensi ci sia un modo per sfuggire ad una ‘esistenza castrata’? Di cosa c’è bisogno per non arrendersi ad una ‘normalizzazione’ e in che modo bisogna ‘inventarsi i propri fiori’?
“I protagonisti del libro più che cercarle le certezze, ne vivono una a tratti indicibile: ovvero l’indotta consapevolezza che tutto sia immutabile, che non vi sia una via d’uscita dal presente. Nonostante ciò, resistono. Coltivano la speranza della resistenza alla normalizzazione nei piccoli gesti quotidiani in una sorta di illogica diseducazione alla rassegnazione. I fiori di cui parli sono il simbolo della diseducazione. I fiori, così come gli astri che danzano o il firmamento che si appresta a cadere, sono un mondo di aspirazione ed espiazione.”
Perchè la logica nel tempo è la sconfitta dell’intelletto?
“La logica del tempo è la sconfitta dell’immaginazione più che dell’intelletto. Se tutto fosse logico, se tutto fosse legato ad un principio causale, sarebbe insano vivere, sarebbe insano persino emozionarsi.”
Pensi che le persone debbano mostrare prima la loro seconda natura e concedere ad altre di “prendersi cura dei propri balconi e di guardare le proprie pareti”?
“Penso che non ci sia un tempo giusto, un prima e un dopo. Penso che ci sia una necessità di interrogarsi e che le domande singole possono trovare solo delle risposte collettive. Nessuno si salva da solo. Prima ce ne rendiamo conto e prima ritorniamo a essere massa e non più una folla. Oggettivamente non è presto ma non è ancora troppo tardi.”
Il romanzo ‘La seconda natura’ verrà presentato domani 19 Maggio presso la suggestiva location della Casina Pompeiana in Villa Comunale a Napoli.
All’evento, fissato per le ore 16, parteciperanno anche lo scrittore Giancarlo Marino, lo scrittore ed editore Aldo Putignano e il giornalista Fabio D’angelo.
Alla presentazione, inserita nell’evento PEN: Proposte Editoriali Napoletane, sarà possibile porre qualche domanda a Mario Visione ed anche acquistare ‘La seconda natura’, che comunque sarà disponibile in tutte le librerie d’Italia, a partire da Lunedì 28 Maggio.
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