Docenti di sostegno in protesta: intervista al Presidente del CDS Alessio Golia
La protesta dei docenti di sostegno ha riscosso grande successo a Roma. Nel nostro articolo l'intervista al Presidente del CDS, Alessio Golia
La protesta dei docenti di sostegno, ormai vessati da un sistema che non tutela né la loro figura né il benessere degli alunni diversamente abili, ha riscosso grande successo in occasione della manifestazione che si è tenuta lo scorso 4 settembre a Roma.
Di seguito l’intervista al Presidente del CDS (Comitato Docenti di Sostegno), Alessio Golia:
Quali sono state le principali rivendicazioni dei docenti di sostegno precari durante la manifestazione di Roma?
Il nostro gruppo è sceso in piazza per rivendicare i nostri diritti di docenti specializzati, in riferimento a 4 tematiche fondamentali: la stabilizzazione dei docenti, i titoli esteri, i titoli di abilitazione e la formazione gratuita (o pubblica) degli insegnanti.
Che tipo di risposta avete ricevuto dalle istituzioni politiche?
Una risposta di apertura, condivisione e partecipazione per quanto riguarda le soluzioni. Abbiamo trovato un certo dialogo e confidiamo nella loro azione anche perché gli obiettivi sono comuni: un reset dell’intero sistema scolastico per consentire stabilizzazione soprattutto per i precari.
Ci può spiegare quali sono i principali diritti negati ai docenti di sostegno precari che vi hanno spinto ad organizzare questa manifestazione?
La possibilità per i docenti di sostegno di poter attuare il principio della continuità didattica nei riguardi dei propri alunni diversamente abili, una formazione erogata dallo Stato centrale (e non a spese dei contribuenti) e la possibilità di poter usufruire della nostra formazione anche nelle graduatorie provinciali, oggettivamente verificate con i punteggi.
Avete percepito solidarietà e sostegno da parte di altre categorie di insegnanti o sindacati durante la manifestazione?
Certo, abbiamo ricevuto la solidarietà l’appoggio di diverse associazioni sul territorio nazionale, come quello dei sociologi e come l’associazione dei genitori degli alunni con disabilità, di molti gruppi di docenti della scuola primaria, dell’infanzia e della scuola secondaria.
Quali sono le prossime azioni che il Comitato intende intraprendere per far valere i diritti dei docenti di sostegno precari?
Sicuramente saranno ramificate sotto il profilo territoriale e locale per permettere a tutti di manifestare il proprio dissenso a livello regionale e locale per consentire una divulgazione efficiente su tutto il territorio nazionale. I prossimi mesi mi aspetto un dialogo costruttivo col Governo, che ci ha rilasciato dei contatti diretti e di poter arrivare a una soluzione condivisa e partecipata che soddisfi tutti.
Secondo lei, quali misure dovrebbero esser adottate dal Ministero dell’Istruzione per migliorare la condizione lavorativa dei docenti di sostegno precari?
Sicuramente una pianificazione territoriale, ovvero di garantire più docenti specializzati al Nord Italia attraverso dinamiche diverse dai corsi INDIRE rispetto al Sud, dove vi è un esubero di docenti specializzati sul sostegno e quindi un problema di necessità di snellimento delle graduatorie, con una limitazione nella creazione di nuovi specializzati.
Quali sono i rischi per la qualità dell’insegnamento e per gli studenti con disabilità, se la situazione dei docenti precari non verrà risolta?
La qualità dell’insegnamento è direttamente proporzionale alle scelte politiche errate che un Governo prolifera in uno Stato, di conseguenza questa divisione di categoria e il precariato incidono sul principio di continuità didattica (sancito dalla Legge 107/2015), sulla capacità di poter empatizzare da parte degli insegnanti precari con i propri studenti, senza contare tutti quei problemi legati alle competenze degli insegnanti e ai corsi di specializzazione.
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