La protesta degli agricoltori italiani. L’annuncio di manifestazioni ad oltranza
Dopo Germania, Francia e Olanda anche gli agricoltori italiani insorgono
La protesta degli agricoltori italiani, annunciata da svariati giorni, prosegue attivamente con raduni e sit-in già annunciati da tempo.
Spinti maggiormente dalle rivolte e dalle manifestazioni che si stanno susseguendo in Europa gli agricoltori italiani hanno deciso, attraverso riunioni e incontri nella tante località italiane ,di far sentire la propria voce. I numerosi focolai di protesta, nati nelle nazioni europee, hanno riacceso nei coltivatori italiani le motivazioni per lottare al fine di difendere e riappropriarsi dei propri diritti.
La protesta degli agricoltori italiani. Cosa sta succedendo in Europa?
In Europa negli ultimi tempi si è mobilitato un gran numero di agricoltori tedeschi che, con lunghe marce di trattori, hanno paralizzato svariate località in Germania.
In Francia, in Olanda e in Belgio, da tempo, i coltivatori mostrano segni d’insofferenza attraverso proteste impattanti.
Tutti decisi a contrastare il Farm to Fork “Dal produttore al consumatore”, il programma dell’Unione europea che prevede la riconversione ecologica: l’abbandono di parte dei terreni agricoli, la conversione a biologico di una parte della superficie coltivabile, una rotazione dei cereali, nonché l’abbandono dell’uso dei concimi e dei fitofarmaci.
A ciò si sono aggiunti anche i rincari, dovuti alle guerre in corso, del carburante e di tanti prodotti utili alla coltivazione.
In Italia movimenti spontanei si uniscono ai Comitati Riuniti Agricoltori del C.R.A. Agricoltori traditi e annunciano manifestazioni di protesta a partire dal 22 gennaio 2024 in tutte le regioni nazionali.
La protesta degli agricoltori italiani e le politiche dell’Unione europea
“In Germania è partita la rivolta dei contadini – afferma Mario Giordano a Fuori dal Coro – una rivolta che sta già dilagando in tutta l’Europa ed è una rivolta contro l’Europa che vuole distruggere i campi, distruggere il nostro cibo tradizionale per sostituirlo con cibi sintetici: locuste, grilli etc. Questa è la partita che si sta giocando. Il piano verde dell’Europa prevede di distruggere un campo coltivato ogni 10, è la decimazione de campi coltivati. L’Europa vuole distruggere i campi coltivati. Questo sta dilagando in tutta l’Europa con vari progetti. In Italia un progetto appena approvato dalla Regione Emilia Romagna finanzia chi smette di coltivare. Il progetto, il piano, la linea di tendenza è non coltivare più per spostarci verso i cibi sintetici, le locuste , i grilli, i vermi.“
La protesta degli agricoltori italiani e le politiche europee
Come indicato su greenreport.it la Coalizione #CambiamoAgricoltura fa notare che: “In Germania la protesta degli agricoltori e autotrasportatori ha origine soprattutto dall’annunciata eliminazione delle agevolazioni per il gasolio, una protesta comprensibile ma non condivisibile, che in Italia viene abilmente strumentalizzata per contestare in particolare due impegni previsti dalla nuova condizionalità della PAC, l’obbligo delle rotazioni (BCAA7) e l’obbligo del 4% delle aree agricole a seminativi da destinare alla conservazione della Natura (BCAA8). Due misure ambientali della nuova PAC entrate in vigore solo da gennaio di quest’anno dopo le deroghe concesse dalla Commissione con il pretesto della guerra in Ucraina. Misure ambientali sempre contestate dalle Associazioni agricole, in Italia in particolare da Confagricoltura, che confidavano nel rinnovo delle deroghe per tutto il periodo di attuazione della nuova PAC. Un paradosso, considerato l’esito della riforma della PAC 2023-2027 che ha confermato il sostegno all’agricoltura e zootecnia intensive dipendenti dal petrolio e gas, attraverso sussidi che promuovono l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi e che favoriscono le grandi aziende agricole a discapito delle piccole, oltre l’80% dei fondi della PAC vengono ancora distribuiti al 20% delle aziende agricole europee.”
La protesta degli agricoltori italiani e l’Unione Europa
La Coalizione #CambiamoAgricoltura, inoltre, dichiara “Una parziale soluzione per questi problemi è indicata proprio dalle Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversità 2030 che prevedono la crescita delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica, i cui costi di produzione sono legati in misura minore alla variabilità dei costi degli input chimici derivanti da petrolio e gas, oltre a essere più remunerativa per gli agricoltori. L’Italia con il suo Piano Strategico della PAC 2023-2027 ha deciso di investire nel biologico e la recente approvazione del Piano di Azione nazionale per il biologico è un altro passo avanti nella giusta direzione.”
La protesta degli agricoltori italiani. L’annuncio di manifestazioni ad oltranza
Intanto svariati Comitati e Movimenti di agricoltori italiani hanno annunciato una mobilitazione nazionale, ad oltranza, a partire da lunedì 22 gennaio, coinvolgendo, attraverso i social media e le piattaforme, i cittadini italiani. Sulle pagine social del C.R.A Agricoltori traditi (Comitati Riuniti Agricoli) sono stati annunciati i presidi organizzati dai comitati regionali in tutte le regioni nazionali.
Danilo Calvani, fondatore del C.R.A. Agricoltori traditi, insieme ai coordinatori delle aree regionali nazionali ha incontrato, in numerose città italiane, gli agricoltori che hanno espresso, durante le riunioni, i propri malcontenti, difficoltà e rischi.
“Un settore ridotto alla fame”, come in varie esternazioni, i coltivatori definiscono la propria categoria.
In una prima riunione nazionale del C.R.A. Agricoltori traditi a Campogalliano, Malavasi, referente regionale del Copoi (Coordinamento produttori ortofrutticoli italiani) ha affermato: “Deve essere riconosciuto il costo di produzione come punto di partenza per il reddito di ogni agricoltore. E questa cifra non deve essere quella data alle OP o alle cooperative, ma ai produttori, altrimenti a chi lavora nei campi non rimane mai nulla per sopravvivere“. “Prima di importare frutta o verdura dall’estero, bisogna terminare la produzione nazionale. Fino a quando vi è una cassetta di merce italiana non si deve importare dall’estero” ha ribadito Malavasi
“Questo movimento di protesta degli agricoltori italiani – informa Danilo Calvani fondatore del C.R.A. Agricoltori traditi – è riesploso da poco in Italia, ma sta coinvolgendo migliaia di persone. Deve essere una sollevazione popolare ma, lo ribadisco, molto civile e nel rispetto della Costituzione Italiana“.
“Se a noi agricoltori porteranno via la nostra terra a voi consumatori porteranno via il vostro cibo.UNITEVI A NOI!“invitano gli “Agricoltori traditi”
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