statistiche web La leggenda del coccodrillo del Maschio Angioino: tra storia e mito
28 Gennaio 2020

La leggenda del coccodrillo del Maschio Angioino: tra mito e realtà

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Napoli ed il Maschio Angioino: tra mito e storia, ecco la leggenda del coccodrillo egiziano che viveva nei pressi delle mura del castello…

Napoli è un pozzo di storia e bellezze paesaggistiche, cui vanno ad aggiungersi centinaia e centinaia di storie misteriose e di leggende, che contribuiscono a renderla un luogo magico e spesso incomprensibile. Non tutti conoscono, ad esempio, la leggenda del coccodrillo egiziano trasportato al Maschio Angioino tanti e tanti secoli fa. La sua collocazione nei pressi delle mura fu opera dei Borbone o degli Aragonesi? Scopriamolo insieme…

Croce e le prime testimonianze sulla celebre leggenda del coccodrillo

E’ grazie agli scritti del filosofo e storico napoletano, Benedetto Croce, che si è potuto ricostruire l’iter di questa celebre leggenda che ha però anche un collegamento con la storia partenopea e con l’effettiva struttura del castello: nelle sue testimonianze si legge della presenza di una cella all’interno della quale venivano crudelmente gettati tutti quei prigionieri che andavano puniti severamente.

La stranezza? Tutti coloro che avevano messo piede in quella cella tenebrosa non sarebbero mai più stati avvistati, né vivi né morti. Sulla vicenda cominciarono a sollevarsi varie ipotesi, alcune anche particolarmente strambe: il mistero si risolse qualche tempo dopo, con l’avvistamento di un coccodrillo che afferrava con le fauci un prigioniero, poi divorato brutalmente sott’acqua.

Sul trasporto del coccodrillo in terra partenopea esistono due versioni ufficiali: la prima vuole che l’alligatore sia stato portato a Napoli dall’Egitto per volere della regina Giovanna II, moglie adultera di Giacomo di Borbone, che provvedeva a sbarazzarsi dei suoi amanti dandoli in pasto alla bestia.

Altri raccontano invece che il coccodrillo fu condotto dal re di Napoli, Ferrante d’Aragona, che gli diede in pasto numerosi Baroni protagonisti di una congiura ordita ai suoi danni: per evitare qualsivoglia accusa, il re pensò bene di gettare in pasto una coscia di cavallo all’alligatore, cui toccò una fine tutt’altro che dignitosa: morì infatti qualche minuto dopo per soffocamento.

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