‘Io non sono carne’ i Vip rispondono allo stupro di Palermo
Personaggi famosi a sostegno delle vittime di abusi
‘Io non sono carne’ l’hashtag dei Vip in risposta alla vicenda di Palermo e agli stupri di gruppo sulle donne.
Un segnale netto e forte sui social dove l’hashtag io non sono carne diventa un coro unico. Una campagna social lanciata da Far! sulla frase che uno degli stupratori (Angelo) ha inviato nella chat di uno dei sette indagati: «Se ci penso mi viene lo schifo, eravamo cento cani sopra una gatta, però che devo fare, la carne è carne».
“Non è la giustificazione che un 20enne si è dato – dichiara Far! – è la frase che si è sentito dire mille volte dagli adulti della sua vita.” “Donne e uomini non non sono carne” ” Facciamo sentire la nostra voce” aggiunge.
Alessio Boni, Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Preziosi, Caterina Balivo, Nicoletta Romanoff, Elenoire Casalegno, Samantha de Grenet, Elisabetta Gregoracci, Maria Pia Calzone, Adriana Volpe, Michela Andreozzi, si uniscono nelle ultime ore all’hashtag io non sono carne rispondendo con forza e unità sui social.
I testi dei Vip sui social aprono con: Grazie @luca dini. Ed alcuni riportano in sintesi tutta la vicenda dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo, come riportato di seguito.
‘Io non sono carne‘ l’hashtag in risposta allo stupro di Palermo
“Palermo, 19,53. Una 19enne va al bar con Angelo, un amico che non è il suo fidanzato, e che le fa bere alcol e fumare qualcosa. Spuntano sei tizi che lei non ha mai visto prima, la trascinano barcollante in un vicolo buio. «Mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?», protesta. «Andiamo, forza che ti piace», risponde Angelo mentre i sei – il più giovane sta per compiere 18 anni, il più vecchio ne ha 22 – la stuprano.
«No, basta, smettetela», li implora, la zittiscono a schiaffi e pugni. «Stiamo facendo un bordello», si vantano, «uno stupro di massa». Nessun passante interviene. Alla fine la ragazza, piegata dal dolore, chiede un’ambulanza. Angelo si rifiuta, teme le forze dell’ordine, la abbandona con un’ultima frase: «Le abbiamo fatto passare il capriccio».
La ragazza va in ospedale, dove le trovano lesioni e lividi, e dalla polizia. Fra il suo racconto e quelli dei clienti del bar, gli agenti acciuffano i sette. Ma i familiari li difendono («Quella è una poco di buono», grida una madre), gli accusati la minacciano («Le chiudo le narici con una testata») e la loro versione (invece di stare con il fidanzato se l’è andata a cercare, e comunque «la carne è carne») trasforma la vittima nella colpevole. Che ritira la denuncia.
Io non sono carne: l’hashtag. Cosa è accaduto alle 20,23
Palermo, 20,23. A parte l’epilogo (la denuncia procede) e i video sui cellulari, la storia è come l’abbiamo immaginata 70 anni fa. Gli psicologi se la prendono con il disagio, il porno, l’assenza di educazione sessuale. Io parlerei di educazione punto e basta, un’educazione marcia: come hanno scritto sugli striscioni a Palermo, «Lo stupratore non è malato, è figlio sano del patriarcato».
Io non sono carne: l‘invito di Far
«La carne è carne» non è l’intuizione di un ventenne, è la frase che si è sentito dire mille volte dagli adulti della sua vita – padri, madri, nonni, zii, amici. Noi di F e @thatsfabofficial ci ribelliamo a chi riduce la preda a un pezzo di carne da stuprare e il predatore a un pezzo di carne schiavo dei suoi istinti. Donne e uomini non sono carne.
Tante donne e uomini, intanto, si stanno unendo a questa protesta menzionando l’hashtag virale
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