6 Maggio 2023

Il calcio nel suo Ventre: “Napoli torna campione”

Il calcio nel suo Ventre: Napoli torna campione d'Italia 33 anni dopo

Calcio Napoli

La fede. Come la spieghi? Credere in qualcosa mettendoci la mano sul fuoco, darla per scontata.  Pur sapendo che nella vita nulla è certo. Un qualcosa che senti parte di te, indelebile nel tuo essere. Si può avere fede in una squadra di calcio? Si può stare dalla parte di chi spesso viene odiato? La risposta è si. Il calcio a Napoli, è qualcosa di più.

La citta di Partenope, è la maggiore esponente del calcio nel Sud. Unica tra queste ad aver vinto almeno 2 scudetti. Su quest’ultimo dato c’è bisogno di fare un excursus e citare con rispetto e riverenza il Cagliari di Rombo di Tuono Gigi Riva, che nel 1970 conquistò il tricolore compiendo un’impresa clamorosa e mai piú ripetuta. Il sud e Napoli sono stati spesso definiti “Gli africani d’Italia”, ma quasi nessuno di quelli che ne parla male, l’ha mai realmente vissuto. Napoli è una città viva, vera, in ogni suo angolo; ogni pregio e difetto è mischiato nell’anima di queste strade. Partenope rappresenta un popolo nato per vivere di sacrifici, guardando alla giornata piú che al futuro.

Le quattro giornate di Napoli

Un popolo liberatosi autonomamente dall’occupazione tedesca nelle quattro giornate di Napoli. Il popolo della dea Partenope è nato per lottare e non mollare mai, nemmeno di un centimetro; nemmeno dopo le peggiori cadute. Nella sua storia una città divenuta con il passare del tempo un punto d’incontro per culture e popoli diversi. Tante influenze culturali, quante dominazioni con: Saraceni, Greci, Romani e Bizantini. Passando per Normanni, Svevi, Angioini e Normanni nel Medioevo, sino agli Spagnoli, per concludere Austriaci e Aragonesi nel periodo del Rinascimento.

Come nel Ciclo dei vinti, persone sconfitte dal processo economico; ma ricche d’animo. Un posto, il Sud, sul quale ci sarebbe tanto materiale per sviluppare progresso; ma sono in molti a non rendersene conto. Costretti a soffrire per poter sopravvivere, ma con leggerezza. Una capacità di sdrammatizzare ogni momento ed ogni situazione complicata, con una sola battuta; con un solo sorriso. Il sentirsi parte di qualcosa, per un essere umano, spesso è gratificante. In questa città tutti nascono abbracciando il “credo” napulegno.

“O presepio è bello, so e pastur ca nun so buon”. Una delle frasi piú tipiche per definire la città di Napoli. Tanto bella quanto caotica e disorganizzata. Quasi come un amore non corrisposto, il cui rifiuto fa sì che stare li seduti a guardare lo scorrimento della vita nella città, sia tutto ciò che resta. Persi in un mare il cui suono crea un’atmosfera mistica, che si disperde per le strade di Napoli.

In un mondo che va sempre più verso il grigiore umano, eventi come questo risvegliano emotivamente il popolo. Un popolo, che aspettava questo momento sportivo da 33 lunghi anni. E che a suon di curve piene, si è meritato. Tanti da attribuire al mister Luciano Spalletti ed il suo gruppo, sprazzi di calcio stupendo accompagnati anche da qualche momento di poca brillantezza; ma ricordando che si tratta pur sempre di calciatori nonché persone. Persone che si ritrovano catapultate nella storia della città, ma che forse, ancora non riescono a realizzarlo. Ma questo Napoli è un gruppo intraprendente, che nonostante tutto porta gioia ai napoletani. Una società che ha preso decisioni con fermezza, ricostruendo con coraggio e competenza.

Questo scudetto è anche per lo scorso ciclo del Napoli con Sarri in panchina, che lo sfiorò di un millimetro. Due lunghe mani lo strapparono dalle mani del Napoli, forse il destino, o forse no; chissà. Questo è per tutti quelli che hanno vestito l’azzurro dalla rinascita, ripartendo dalla C1.

Questo scudetto è per tutti, anche per quelli che non sono mai riusciti davvero a capire e apprezzare a pieno il lavoro della dirigenza, ma che forse nel futuro ci riusciranno senz’alcun dubbio. Ma la verità è che sul carro vincente, alla fine, c’è sempre posto per tutti.

In questa stagione la maglia del Napoli ha visto due protagonisti indiscussi: Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen. Due sognatori, partiti dal nulla che stanno raccogliendo i frutti del proprio lavoro; l’arte del sacrificio ripaga sempre. Senza dimenticare la piacevolissima scoperta di Kim Min Jae, che si è preso il cuore dei tifosi a suon di chiusure difensive. Dulcis infundo, Stanislav Lobotka; il cervello azzurro che crea dalla cenere. Menzione d’onore per il capitano, Giovanni Di Lorenzo, che mostra sempre più le sue qualità in campo e come uomo; un vero condottiero.

Perché non c’è niente di male nel rappresentare la squadra della tua città, perché la fede non ha prezzo; soprattutto se fa brillare gli occhi. Il calcio non è solo un gioco, è molto di più. E viverlo emozionandosi è la cosa più bella che ci sia, semplicemente non ha prezzo. Il primo scudetto vissuto, è un’emozione che difficilmente si riesce a esprimere a parole. La sensazione è che poi col tempo tutto sarà più chiaro, e che riusciremo a trovare il modo di descriverlo.

Calpestare il filo d’erba come fosse l’ultimo, ecco il segreto. Vivere ogni centimetro d’erba, fusa con le goccie d’acqua che si dissolvono nel terreno. Il Napoli torna campione d’Italia, 33 anni dopo.

Perché se alzi la testa tutto ciò che vedi è una distesa d’azzurro, accompagnata da sprazzi di nuvole bianche, ed il vento che ti abbraccia soffiando. Partenope, adesso puoi gioire, lo meriti.

Questo é “Il calcio nel suo Ventre”. Un racconto di pancia, che da ascolto alle emozioni, con un pizzico di romanticismo e nostalgia. Perché non c’è nulla di piú romantico di un pallone che si insacca, accolto dal boato della curva.

Fonte foto: footballnews24.it

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