Hotel Eremo – Un viaggio terrificante sulle rovine del Vesuvio
L’Hotel Eremo ad Ercolano, un tempo lussuosa dimora per matrimoni, ora è abbandonato ai vandali satanisti e alle rovine del tempo
ERCOLANO – Siamo sulle pendici del Vesuvio, a pochi km dall’osservatorio vesuviano. Quattrocento metri di altezza, e i brividi non sono dovuti alle vertigini. L’Hotel Eremo fu fatto costruire da John Mason Cook nel 1902. L’ingegnere anche conosciuto per aver ideato la linea ferroviaria mista che congiungeva Napoli al Vesuvio – l’antenata della funivia, per intenderci.
Si dice che un tempo ci fosse una locanda, dove un eremita cucinava omelette e offriva il vino Lacryma Christi ai turisti. Probabilmente il nome “Eremo” deriva proprio da tale signore. Osservando bene, esiste ancora la targa arrugginita risalente al passato, con la scritta “eremita”. L’ultimo proprietario dell’Hotel sembra essere stato un certo Mario Paudice, che rifiutò di vendere il complesso, lasciandolo abbandonato all’oblio e alle rovine del tempo.
Le camere che si possono contare sono ben 32, e i prezzi si aggiravano intorno alle 20 lire a notte. La colazione costava 4 lire, il pranzo 20 lire e la cena 24 lire. La posizione, il costo e la vista che vantava l’hotel, infatti, erano così belle che valeva la pena soggiornarvi qualche giorno.
Fu distrutto nel 1944, in seguito all’eruzione improvvisa del Vesuvio, che danneggiò la linea ferroviaria e allo stesso tempo fece perdere all’albergo il normale flusso di clienti. Divenne, dapprima un covo per amori clandestini, ed in seguito venne lasciato all’abbandono.
Un viaggio nell’inferno…
Esiste ancora il vecchio cancello arrugginito, con l’enorme scritta “Hotel Eremo”, circondato da sterpaglie e spazzatura. Con il tempo, ha assunto sempre di più un aspetto sinistro, spaventando i visitatori anche di giorno.
Percorrendo il viale d’ingresso, ci si trova sulla terrazza principale, dove vediamo una statua di Cristo con le braccia aperte. La statua, un tempo di marmo bianco è stata imbrattata dai vandali, che con le bombolette hanno colorato gli occhi di rosso, rendendolo tetro e scoraggiando chiunque ad entrare. Inoltre le vesti sono sporcate di simboli satanisti e croci al contrario. Non mancano le svastiche o scritte antifasciste.
La struttura è fatiscente, alcune finestre sono penzolanti e i vetri spaccati. Entrando nel salone principale, si scorge un grosso pentacolo disegnato con una bomboletta, e diversi simboli satanici sulle pareti. C’è però una terrazza con una vista spettacolare, da cui si può vedere tutto il golfo di Napoli. Anch’essa, lasciata alle rovine del tempo. I calcinacci pendono dai muri, le scale interni sembrano poter crollare da un momento all’altro, le ringhiere oramai non esistono più.
In alcune camere sono presenti residui di arredamento: tendine, poltrone sventrate, materassi smollati, e perfino una moquette. I murales enormi imbrattano le pareti assieme alla muffa e all’intonaco crollato.
Nel ‘900, com’è usanza comune tuttora, vi si festeggiavano eventi e matrimoni. Nella parte inferiore possiamo trovare la sala eventi, dove si scorge una foto di una coppia di neo-sposini, una di quelle che si lascia agli ospiti per ricordare del loro matrimonio. In cucina, del forno a legna rimane solo lo scheletro e qualche mattone sparso qua e là.
Il posto è molto suggestivo e pericoloso, per l’esplorazione bisogna armarsi di torcia, scarponi e fare molta attenzione.
Fonte delle fotografie: http://esserealtrove.it
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