5 Novembre 2017

Gravano, CGIL, difende Bassolino e attacca la politica di Renzi

Gravano

Gravano, dà una spiegazione alle scelte operate da Bassolino e Grasso e attacca la deriva populista del Pd Renziano

Michele Gravano ex Segretario Generale CGIL Campania profondo conoscitore del tessuto regionale e delle dinamiche politiche del nostro territorio e non solo.

Segretario CGIL, al tempo di Bassolino Governatore della Campania, non si è mai sottratto Gravanoal confronto né tantomeno ad eventuali critiche da muovere ai governi nazionali o locali di centrosinistra, rimarcando la sua terzietà rispetto alle appartenenze politiche.

In considerazioni delle ultime vicende politiche, sia a livello nazionale che regionale, che hanno visto lasciare il Pd prima dal Presidente Grasso e qualche giorno fa’ dall’ex Governatore della Campania Bassolino, abbiamo provato a fare un punto con il dott. Michele Gravano.

Le scelte di Bassolino e Grasso

D: Bassolino lascia il Pd con la speranza di costruire una casa comune della sinistra ed un largo centrosinistra

R: Più che lasciare non ha rinnovato la tessera, sulla scia di tanti militanti iscritti che lo hanno già fatto e soprattutto di tanti elettori che si sono allontanati non ritrovandosi in Renzi.

D: Anche il Presidente Pietro Grasso ha lasciato, non identificandosi in questo Pd. Cosa accade?

R: La stessa situazione con motivazioni diverse si è verificata per il Presidente Grasso. È evidente che si sono accumulati acredini nel tempo. Renzi ha scimmiottato la destra ed ha rincorso il M5S. La questione Bankitalia e la legge elettorale sono i due motivi che hanno definitivamente portato alla decisione.

Il Partito Democratico

D: Secondo Bassolino il Pd rischia di passare di sconfitta in sconfitta e ce la si può fare solo costruendo un campo largo

D: Il Pd sta passando da sconfitta a sconfitta, da quella grave del referendum costituzionale alla perdita delle grandi città come Roma, Torino e Cosenza. Il rilievo critico che Bassolino fa’, e che è condivisibile, è che si rifletta sulle ragioni di queste sconfitte. Si va avanti come se niente fosse e in questo modo si sta perdendo credibilità. Intanto si sta rafforzando la destra, il ritorno di Berlusconi, e del populismo. L’ultimo grave errore credo sia stato anche l’assenza di indicazioni o il lasciar fare alle strutture locali, rispetto a un Referendum come quello del Lomardo-Veneto. Non aver combattuto la battaglia pur avendo i titoli per rivendicare una dimensione di unità nazionale e restando subalterni alle rivendicazioni populiste e separatiste e anti-meridionali, peserà seriamente.

D: Antonio Bassolino deserta la Conferenza Programmatica di Pietrarsa ed invece strizza l’occhio a Pisapia e a Mdp

R: Non credo sia neanche stato invitato. È evidente che se non è andato a votare per le primarie, quando si è trattato della rielezione di Renzi, è stato un segnale di distanza dal Pd e dalla sua attuale direzione. Poi non è che strizza l’occhio a Pisapia e Mdp, dialoga. Il suo obiettivo non è quello di dividere ma di contribuire insieme ad altri a riportare all’azione politica tanti militanti e tanti elettori che ci hanno abbandonato. A porre su basi nuove, programmatiche, l’azione della sinistra che deve fare i conti con situazioni inedite sul piano del lavoro, del welfare e dell’Europa.

D: L’ex Governatore ha criticato il mancato invito a Prodi – fondatore de’ l’Ulivo – alla festa dei 10 anni del Pd

R: Penso più che ha criticato la gestione dell’evento, in cui si è glorificato Veltroni. La storia non è che si può cambiare, piaccia o non piaccia, non è che si scelgono quelli che piacciono. Tanti altri protagonisti, non solo Prodi, lo stesso Fassino e tanti altri che sono stati protagonisti di quella stagione sono stati esclusi. Ma in questo non c’è niente di nuovo, nella cultura politica (di Renzi) c’è quella di pensare che il mondo vince con lui e la storia si può scrivere a piacere. Da questo punto di vista è stato un atto praticamente sgradevole.

La rottamazione

D: È possibile pensare che c’è una generazione diversa dai D’Alema, Prodi, Bassolino e Grasso e che questa generazione tende al ricambio?

R: Credo stia avvenendo una spaccatura, credo di si. Tutte la gestione di Renzi è stata impostata sulla rottamazione, più presunta che reale e non tesa ad unire ma a dividere e a lacerare.

D: Lei in un post su Fb ha bacchettato l’europarlamentare Andrea Cozzolino, proprio in merito alle scelte di Bassolino

R: Ci sono tanti modi di commentare un abbandono, lui ha scelto il peggiore.

Il Pd Napoletano

D: Infine, spostiamo l’attenzione sulle elezioni della Segreteria Provinciale del Pd. Costa, Oddati ed Ederoclite qual è la sua opinione in merito ai travagliati accadimenti del Pd Napoletano?

R: Il Pd di Renzi, come ha ricordato Bassolino, ha iniziato a perdere a Napoli con le elezioni. Il partito viene da una crisi profonda che è datata, risalente anche alla gestione Bersani, con il pasticcio delle primarie. Ha commesso errori profondi che lo hanno marginalizzato. La sinistra a Napoli non è mai stata intorno all’11%, quando andava male stava intorno al 25/26%. Quindi c’è un crollo che è segnato anche dal quadro nazionale e dalla politica di Renzi. Di un logoramento dei rapporti con la società e con forze vive, come il mondo del lavoro che gli ha voltato le spalle.

D: Questi i dati, ma qual è la vera questione?

R: In questa competizione io guardo con attenzione e con rispetto la dialettica interna. Per la verità non si capisce che cosa li distingue. È un confronto tutto chiuso all’interno, allo stato attuale, e non emerge un programma né un’autocritica anche sulla politica nazionale. Soprattutto per quelli che aspirano a collocarsi a sinistra o a ricollocare a sinistra il Pd.

Non c’è una riflessione sul lavoro, sulle politiche negative del jobs act, sulla scuola. Ma soprattutto, allo stato attuale, è un confronto dentro al ceto politico per il governo del partito. Il partito parla poco all’esterno e alla società, mi auguro che nel confronto possano esprimersi opzioni più chiare, non solo all’interno ma anche all’esterno. Ma così configurato non mi sembra che si delinei uno sforzo di innovazione e di rinnovamento anche a sinistra, che comunque sarebbe necessario.

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