1 Marzo 2016

Golfo di Napoli, scoperto rigonfiamento che emette gas

Golfo di Napoli

E’ stato scoperto sul fondo del Golfo di Napoli, un rigonfiamento del suolo che emette forti quantità di gas, coprendo un area di 25 chilometri quadrati

[ads1] Nel Golfo di Napoli recentemente è stato scoperto un “duomo“, ossia un rigonfiamento nel suolo marino. Tale “duomo” emette una forte quantità di gas.

È alto circa 15 metri e copre un’area di 25 chilometri quadrati.  Tale scoperta nel Golfo di Napoli è stata annunciata sulla rivista Scientific Reports e la si deve ad una campagna oceanografica coordinata da Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e università di Firenze. 

Salvatore Passaro, dell‘Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Cnr, spiega che la struttura si trova fra i vulcani attivi dei Campi Flegrei e del Vesuvio, a profondità variabili tra 100 e i 170 metri. Durante le ricerche, sono state scoperte 35 emissioni di gas attive e oltre 650 piccoli crateri legati a emissioni di gas avvenute negli ultimi 12.000 anni. Secondo un altro autore della ricerca, Guido Ventura dell’Ingv, i dati indicano che siamo in presenza di un’attività correlabile a un fenomeno vulcanico secondario non associato, per adesso, a una risalita diretta di magma.

Il “duomo” è situato a una distanza di circa 5 chilometri dal porto di Napoli e 2,5 chilometri da Posillipo. Questo è un fenomeno che potrebbe precedere la formazione di un ulteriore vulcano nella zona napoletana.  Tutta questa area, si è formata per la risalita, tuttora attiva e comunque più recente di 12.000 anni, di gas di origine profonda (mantello) e crostale.

La risalita dei gas, riferiscono i ricercatori, avviene lungo condotti di diametro variabile tra i 50 e i 200 metri che tagliano, piegano e fratturano i sedimenti marini attuali. Guido Ventura, ricercatore dell’Invg afferma: “I dati raccolti nel Golfo di Napoli ci indicano che siamo in presenza di una attività correlabile a una fenomenologia vulcanica non associata, per ora, ad una risalita diretta di magma. Tuttavia, come ormai noto da precedenti esperienze in Giappone, Canarie, Mar Rosso, queste manifestazioni possono, in alcuni casi, precedere la formazione di vulcani sottomarini o esplosioni idrotermali. Una fenomenologia analoga a quella riscontrata nel Golfo di Napoli caratterizza anche l’attività dei Campi Flegrei. Lo studio di quest’area rappresenta oggi un punto di partenza per la comprensione dei fenomeni vulcanici sottomarini in zone costiere”, conclude Guido Ventura.

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