Giulia Tramontano, la sorella chiede l’ergastolo per Impagnatiello
Chiara tramontano, sorella della vittima, chiede giustizia e pena severa: "Le famiglie che vivono l’ergastolo del dolore hanno diritto a giustizia e pena esemplare"
SORELLA GIULIA TRAMONTANO ERGASTOLO IMPAGNATIELLO – Il 18 gennaio ci sarà la prima udienza davanti ai giudici della Corte d’Assise di Milano per Alessandro Impagnatiello. Egli, il 27 maggio scorso, ha assassinato con 37 coltellate nella loro abitazione di Senago la compagna Giulia Tramontano, 29enne incinta di 7 mesi.
La sorella Chiara, ad una settimana dal processo, diffonde un annuncio sui social, per chiedere giustizia nei confronti della sorella e del nipotino Thiago.
La sorella di Giulia Tramontano chiede l’ergastolo per Impagnatiello: l’annuncio sui social
“Chiediamo giustizia, l’ergastolo per l’essere inumano che ci ha privato di una sorella, una figlia, un’amica, un nipote ed una grande donna. Le famiglie che vivono l’ergastolo del dolore hanno diritto a giustizia e pena esemplare”. Così inizia l’annuncio di Chiara, sorella di Giulia.
Proprio in vista del processo, chiede di diffondere il suo appello sui social “per gridare giustizia per mia sorella e mio nipote, barbaramente uccisi”. La giovane scrive ancora: “Vogliamo sapere di vivere in un Paese giusto. Nulla ci restituirà Giulia, ma la giustizia può alleviare il senso perenne di frustrazione e sconfitta che proviamo dinnanzi alla lapide di mia sorella”.
Chiede “giustizia per il nipote (Thiago, ndr) che non culleremo mai, per la nostra vita distrutta, per i silenzi che accompagneranno ogni Natale, ogni compleanno di Giulia, ogni giorno di festa in cui non saremo più in 5 a tavola”. I genitori, afferma Chiara, “sono ergastolani del dolore di fronte alla foto della figlia impressa su un pezzo di marmo”.
La possibile scelta della difesa di Impagnatiello
Intanto, Impagnatiello è finito a processo dopo la richiesta di rito immediato avanzata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo.
Davanti alla Corte la difesa del 30enne potrebbe puntare su una richiesta di perizia psichiatrica. Una delle possibilità per la difesa del giovane è anche quella di far acquisire tutti gli atti, rinunciando a sentire i testi in aula, in una sorta di abbreviato di fatto.
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