Festa dei gigli, si rinnova una tradizione di quindici secoli
Festa dei Gigli, si entra nel periodo clou: comincia oggi la settimana che porterà a ‘o juorn cchiù bell
[ads1]
É paradossale che in una città che vive di una festa la cui tradizione si rinnova ogni anno da quindici secoli, il giorno più bello sia anche quello in cui la festa finisce.
A Nola, però, si dice che: “Chesta festa, tanno nasce quanno more” (Questa festa rinasce quando essa muore), proprio a voler sottolineare come il legame tra la città e la sua millenaria Festa dei Gigli sia praticamente inestinguibile.
Quest’anno la settimana che porterà alla sfilata degli obelischi per le strade della città e alla celeberrima Ballata in Piazza Duomo comincia con la festività di San Paolino di Nola (22 giugno).
Vescovo della città a cavallo fra il 300 ed il 400 dopo Cristo, Ponzio Meropio Anicio Paolino è uno dei santi più importanti venerati dalla Chiesa Cattolica.
Originario di Bordeaux, in Francia, Paolino era un patrizio senatorio che quando ricevette il diritto di governare una provincia senatoriale romana scelse la Campania, stabilendosi a Nola anziché a Capua perché nei pressi della odierna Cimitile egli aveva alcuni possedimenti.
Convertitosi al Cristianesimo dopo una inspiegabile guarigione che egli imputò a San Felice, Paolino innalzò una basilica in onore di quest’ultimo, e attorno ad esse edificò chiostri e colonnati per accogliere i pellegrini in visita all’ara del Santo.
Quando però Alarico I, re dei Visigoti, invase la penisola e saccheggiò Roma (24 agosto 410), arrivando fino alle porte di Nola, Paolino vendette tutti i suoi averi per riscattare il popolo nolano che nel frattempo era stato fatto prigioniero, offrendo persino sé stesso.
Fu così condotto in Africa dove fu venduto come schiavo, divenne il giardiniere del proprio padrone, e quando in un sogno profetizzò la morte di quest’ultimo ed egli ne ebbe paura, Paolino fu liberato e fece quindi ritorno a Nola dove fu accolto dal popolo festante.
Da allora le celebrazioni per ricordare il ritorno del vescovo dall’Africa si tengono ogni anno e richiamano folle da tutta Italia. Nel 2014, tra l’altro, la festa é stata inserita nell’elenco delle festività patrimonio immateriale dell’umanità.
Otto gli obelischi che sfileranno per le strade cittadine domenica prossima: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto, dell’ordine col quale le corporazioni salutarono Paolino sulla spiaggia di Torre Annunziata quando egli tornò in nave dall’Africa.
In mezzo la Barca con il tradizionale Moro.
I gigli sono già posizionati come dei monumenti per le strade cittadine e la sera la musica della festa si spande per le strade della città.
Si comincia oggi con la processione in onore del santo e con la sfilata dei comitati che controlleranno le imponenti macchine da festa, le quali vengono portate a spalla dai fedeli a gruppi di 120-140 uomini e sono alte fino a 30 metri per un peso complessivo di diverse tonnellate.
Poi le celebrazioni e gli eventi continueranno fino al sabato dei comitati, nel quale i gruppi che seguiranno la processione faranno la tradizionale “cacciata“, uno spettacolo semi-improvvisato nella piazza cittadina, solo poche ore prima della processione che li porterà a “prendere” materialmente giglio e barca per portarli di fronte al Duomo per la benedizione del Vescovo Beniamino De Palma.
Intorno alla festa, tutta una serie di iniziative che concluderanno il tradizionale Giugnonolano, quest’anno caratterizzato da concerti, presentazioni di libri e spettacoli.
Tutto questo in attesa dei Maestri di Festa della festa 2016, che poche ore dopo la ballata si recheranno in comune per ottenere l’assegnazione del giglio del prossimo anno, proprio come vuole la tradizione di una festa che, appunto, nasce quando essa muore.
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO