25 Giugno 2021

Esercito Borbonico inefficiente? Una bugia storica

Esercito Borbonico

Esercito Borbonico inefficiente? Una bugia storica, i riconoscimenti arrivano da Ufficiali Francesi, Svizzeri e anche dall’imperatore Napoleone

Ormai dire Borbonico o come qualcuno riferisce neo-Borbonico è usato per lo più in modo spregiativo.  <<Neoborbonico”, come tutto quello che è “meridionale”, è stato fatto diventare negativo nel “sapere comune”, per imposizione culturale: un pregiudizio.>>, scrive l’illuminato collega Pino Aprile.
In un altro ragionamento sul meridionalismo e sull’epoca Borbonica, Aprile aggiunge: <<Il termine borbonico, da indicazione dinastica, storica, è divenuto politico, reso squalificante, sinonimo di deteriore, corrotto, inefficiente, di qualunque cosa si parli. Pregiudizio frutto dell’offensiva culturale per far accettare la condizione di colonia interna al Sud, nella unificazione squilibrata d’Italia>>.

E di questa campagna diffamatoria ne ha fatto le spese l’epoca Borbonica ma anche il suo Esercito additato come inefficiente.
Si tace, inoltre, sulle lettere di lord Gladstone contro il Regno delle Due Sicilie, descritto come la vergogna d’Europa. Quelle lettere avevano solo scopo diffamatorio e l’autore stesso, a occupazione avvenuta, confessò di non essere mai stato nei luoghi, nelle carceri, nei tribunali che aveva narrato a tinte così fosche.

Molte le parole negative spese su questo esercito negli anni dalla caduta del Regno. Molto spesso definito come indisciplinato sotto l’aspetto tattico.
La realtà è esattamente il contrario, esso fu uno strumento militare molto valido che si contraddistinse per un elevato livello di efficienza.

Il generale francese Oudinot nel suo De l’Italie e de ses forces militaires, scritto nel 1835, osservava: <<L’esercito napoletano è  istruito e molto bello. Le truppe che lo compongono sono oggetto di una sollecitudine attiva e illuminata da parte di un sovrano dotato di inclinazioni militari. Infine esso possiede in tutte le armi degli ufficiali di alto merito>>.

la nascita dell’esercito

Bandiera_reale_due_sicilie

Bandiera reale Due Sicilie

La nascita dell’esercito va ricondotta a Carlo di Borbone che conquistò il regno di Napoli il 10 maggio 1734. Carlo di Borbone diede un primo ordinamento all’esercito regio: le forze militari vennero aumentate a 40 battaglioni di fanteria, 18 squadroni di cavalli (nove di dragoni e nove di cavalleria propriamente detta), un corpo considerevole di artiglieri e un altro di ingegneri.

Però la data di nascita ufficiale dell’esercito napoletano va collegata alla legge del 25 novembre del 1743, con la quale re Carlo dispose la costituzione di 12 reggimenti provinciali, tutti composti da cittadini del Regno, affiancati da reggimenti con soldati svizzerivalloni (una delle tre regioni Belghe) e irlandesi.
Nel 1740 l’esercito napoletano contava 18.000 fanti, suddivisi in 14 reggimenti, 25.000 cavalieri e dragoni in 7 reggimenti, oltre le guardie reali, Svizzeri e l’artiglieria.

In seguito Maria Carolina, divenuta nel 1768 regina di Napoli, nel 1776 riuscì a defenestrare il Ministro Tanucci e favorire l’ascesa dell’ammiraglio Acton, a cui nel 1778 fu affidato il Ministero della Guerra.
Acton attuò una serie di riforme dell’apparato militare del regno. Per quanto riguarda l’esercito, l’Ammiraglio cercò di migliorare la preparazione degli ufficiali eliminando alcuni corpi con funzioni di parata e fondando l’accademia della Nunziatella .
Le forze armate, così rinnovate, nell’alleanza con l’Inghilterra contro la Francia Bandiera 15° reggimentorivoluzionaria, sostennero più che degnamente la loro prova del fuoco all’assedio di Tolone.
Seimila soldati napoletani parteciparono alla difesa della città e furono gli ultimi a reimbarcarsi. Il corpo di spedizione rientrò in patria il 2 febbraio 1794, avendo avuto circa 200 caduti e 400 feriti.

Nel biennio 1796-98 si ricorda in particolare l’ottima prova data dalla divisione di cavalleria napoletana, formata dai reggimentiRe“, “Regina“, “Principe” e “Napoli“, nelle operazioni della Campagna d’Italia contro i francesi. I cavalieri napoletani, comandati dal brigadiere Ruitz, ricevettero lodi sia dagli alleati austriaci che dai nemici francesi (tra cui lo stesso Napoleone Bonaparte).

Dopo aver riunito il Regno di Napoli e quello di Sicilia in un unico Stato, Ferdinando I (precedentemente Ferdinando IV), fece lo stesso con i rispettivi eserciti.

Cavalleggeri_napoletani_1812

Cavalleggeri napoletani 1812

Dal 1816 una serie di provvedimenti riorganizzarono le armate delle Due Sicilie, la fusione avvenuta con successo contava 60.000 effettivi.
Infine, Ferdinando II che aveva più fiducia del padre e del nonno nelle capacità militari dell’esercito, lo migliorò fornendogli un migliore corredo di armi e una migliore disciplina.

La battaglia del Volturno e Gaeta

Nel decennio conclusivo del Regno delle Due Sicilie il Collegio della Nunziatella fu un vivaio inesauribile di eccellenti ingegneri militari e la marina e l’esercito erano forniti di ogni

Uniforme Due Sicilie 1860

Uniforme Due Sicilie 1860

cosa. L’armata di Francesco II alla vigilia dello sbarco di Garibaldi contava su ben 90.000 soldati e circa 3.000 ufficiali. Purtroppo l’ultimo Borbone regnante, è stato troppo spesso dipinto come incapace al comando, ma anche nel peggiore dei momenti, sebbene mal consigliato dai suoi ministri, diede ottime direttive militari rimanendo, però, sostanzialmente inascoltato.
Lo scatto d’orgoglio delle milizie che determinò la vittoria del Volturno fu, purtroppo, tardivo. Ma molto più valorosi dei propri generali furono i soldati. L’abnegazione e la lealtà nei confronti del proprio Re li portò a Gaeta, ultimo baluardo della monarchia borbonica.
Gaeta fu il teatro di un assedio disumano durato 102 giorni, il 10 marzo 1861 l’esercito dei Borbone delle due Sicilie terminò la sua storia.

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