16 Giugno 2020

Diritti LGBT: in USA La corte suprema boccia la politica di Trump

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Diritti: la corte suprema (per maggioranza conservatrice) boccia la politica di Trump: “la legge federale deve proteggere da ogni discriminazione sul lavoro”

Un grande passo in avanti è stato fatto ieri negli Stati Uniti sul tema di diritti LGBT:

La legge federale deve proteggere da ogni discriminazione sul lavoro.

Un lavoratore non può e non deve essere licenziato solo perché omosessuale o transgender

La sentenza è stata data con un voto (6 a 3) della corte suprema, per maggioranza conservatrice, dunque facente parte del governo Trump.

Una vera e propria batosta per il presidente che adesso si trova anche una buona parte dei suoi colleghi di partito (con il presidente della Corte John Roberts e il giudice conservatore Neil Gorsuch che hanno votato con i giudici di nomina democratica), in netto disaccordo con le sue politiche e i suoi comportamenti nell’ultimo periodo.

I dettagli della sentenza

La sentenza afferma che il titolo VII del Civil Rights Act del 1964 protegge non solo dalle discriminazioni basate sulla razza o la religione ma anche da quelle basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

Di fatto si sta parlando anche di discriminazioni LGBT in quanto quando si parla di “sesso” non si distingue soltanto quello femminile.

La corte ha anche rifiutato di prendere in considerazione casi che potrebbero ampliare i diritti dei proprietari di armi, un’altra questione di pulsante per gli elettori in un anno elettorale.

Le sentenze colpiscono una Casa Bianca già in preda a un tonfo, isolando ulteriormente il presidente solipsistico da un pubblico che sta abbracciando gli sforzi per ampliare la “promessa americana”, specialmente per la comunità LGBTQ e per i neri.

Come dichiara infatti Douglas Brinkley, professore di storia alla Rice University di Houston:

“Donald Trump sta diventando un’isola nel suo paese.

Le sue opinioni su giustizia sociale, razza, genere e uguaglianza sono sempre più antiquate”.

E intanto Trump incassa

Dopo la sentenza non tarda ad arrivare la risposta del presidente che accetta la sconfitta non senza insinuare una “certa influenza” nel sistema americano:

“Hanno deciso. Ho letto la decisione. E alcune persone sono state sorprese. 

Ma hanno deciso e viviamo con la loro decisione. Ecco di cosa si tratta.

Viviamo con le decisioni della Corte Suprema. Molto potente. Decisioni molto potenti”.

Intanto i sondaggi danno credito alle sommosse americane.

Questi mostrano che il 74% degli americani sostiene la spinta all’uguaglianza razziale e il 69% crede che la morte di Floyd sia la prova di un problema più profondo nelle forze dell’ordine statunitensi.

Insomma, il percorso per i diritti è tortuoso ma non irraggiungibile.

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