Dicembre, i proverbi napoletani sul mese più bello dell’anno
È tornato dicembre, il mese più freddo dell’anno. Ecco alcuni proverbi napoletani sull’arrivo di dicembre e del Natale a Napoli
NAPOLI – I napoletani sono un popolo scaramantico e questo è risaputo. Da sempre guardando il cielo, o facendo qualche calcolo astronomico, si è constatato che i spesso i proverbi prevedono il clima dei giorni seguenti. Nell’800, quest’usanza si tramandava da generazione in generazione. Inoltre i proverbi, da sempre radicati nella tradizione napoletana, rispecchiano delle situazioni frequenti nel quotidiano, o alcuni modi di pensare del popolo napoletano e non solo.
« Comme Catarenea, accussì Barbarea; comme Barbarea, accussì Natalea »
È uno dei detti più famosi sul clima partenopeo. In italiano significa “come sarà il tempo il giorno di Santa Caterina (25 Novembre), così sarà il giorno di Santa Barbara, il 4 Dicembre, e così anche il giorno di Natale”. Insomma siccome oggi che è 4 Dicembre, Santa Barbara c’è il sole, molto probabilmente il 25 ci faremo il pranzo di Natale con il cielo limpido.
« Addo’ ‘e fatte Pasche llà faje Natale »
Questo proverbio in italiano significa: dove ti fai Pasqua ti fai anche il Natale, o meglio dove fai Primavera fai anche l’Inverno. Metaforicamente parlando vuol dire che se una persona si è cacciata in una certa situazione perché faceva comodo o gli portava vantaggio, trascurando il resto, nel momento in cui le cose si complicheranno dovrà arrangiarsi da sola, perché gli altri non saranno lì ad aspettare.
« A Natale tutte scurzetelle, a Pasca tutte mullechelle »
Questo proverbio di Natale, si riferisce alle abitudini alimentari delle due feste comandate a Napoli. Infatti nelle feste natalizie è vero che si mangia molta frutta secca, lasciando i gusci (le scurzetelle), mentre a Pasqua si consumano di più i dolci (che lasciano le mollichine).
« Carnevale addò te truove, Natale e Pasca a’ casa toia. »
La tradizione napoletana vuole che le festività comandate come appunto il Natale o la Pasqua, vengano trascorse con la famiglia. Per quanto riguarda il Carnevale invece, che è una festa meno legata alla religione, può essere passata con chi si vuole, magari con gli amici.
« Mo’ Vene Natale Nun Teng Denare »
Questo modo di dire discende da una vecchia filastrocca diventata poi parte di una famosissima canzone napoletana di Renato Carosone. Si trattava delle difficoltà economiche delle vecchie famiglie napoletane, che non avevano soldi per festeggiare il Natale o di fare i regali. La vecchia filastrocca napoletana recita così: “Nuvena nuvena / mo vene Natale / nun tengo denare / m’appiccio ‘na pippa / e me vaco a cuccà”.
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