1 Ottobre 2021

Denise Pipitone, la procura attacca:”Troppo clamore mediatico”

denise pipitone

La procura punta il dito contro il clamore mediatico del caso Pipitone: così si rischia di alterare le prove e compromettere le indagini

DENISE PIPITONE – Anche stasera alla tramsissione Quarto Grado si discuterà del caso che tiene col fiato sospeso l’intera Italia, ovvero di quella Denise Pipitone scomparsa da Mazara del Vallo ben 17 anni fa.

Solamente il mese scorso la procura di Marsala chiese l’archiviazione per Anna Corona e Giuseppe Della Chiave, due tra gli indagati del caso siciliano.

Nella puntata di stasera il focus sarà proprio sulla mediaticità del caso Pipitone e sarebbe proprio la Procura a esprimersi contro la enorme ‘pubblicità nosense’ che porta a piste del tutto infondate. Anche l’avvocato della Maggio Frazzitta sarebbe in ballo, perchè si corre il un “altissimo rischio di inquinamento delle indagini … indotto dalle modalità con le quali, ormai in modo martellante e quasi asfissiante, numerose trasmissioni televisive, social permanentemente attivi, siti internet dedicati, si occupano della scomparsa della piccola Denise”.

La procura di Marsala in un atto di 56 pagine fa sapere, riferendosi alla Angioni, ex pm del caso, anch’essa portatrice di sue verità, che:“dopo una prolungata serie di apparizioni televisive in tutte le numerose trasmissioni dedicate appunto alla vicenda de qua, diventava destinataria di una serie di mail” . Poi la Angioni è stata imputata per false informazioni con un processo che inizierà poco prima di Natale.

“Soltanto se e quando chi ha commesso l’inumana azione di privare della libertà e dell’affetto dei suoi cari una bambina di quattro anni ( ovvero chi di tale gesto è stato effettivo testimone) deciderà di rivolgersi alla Procura della Repubblica o ad una forza di Polizia, potrà questa vicenda trovare un colpevole che, allo stato, purtroppo, non è possibile individuare”.

I pm, in definitiva, vanno contro l’ “insano rapporto indissolubile” tra le parti coinvolte ed i giornalisti: si genera così un vero e proprio “cortocircuito mediatico-giudiziario” che porta “false piste e inutili speranze”.

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