23 Novembre 2021

Denise Pipitone, archiviato procedimento disciplinare contro Frazzitta

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Denise Pipitone: è stato archiviato il procedimento disciplinare, che era stato messo in atto contro l’avvocato Frazzitta

Denise Pipitone – In questi giorni, era stato avviato, su segnalazione dell’Anm, un procedimento del consiglio di disciplina dell’Ordine di Caltanissetta, contro Giacomo Frazzitta, avvocato della mamma di Denise Pipitone, bambina rapita il 1 settembre del 2004 a Mazara del Vallo. Il legale aveva nel corso di una conversazione telefonica con una testimone, poi rivelatasi mendace, affermato: «Sono puerili! Perché i magistrati fanno schifo cara signora. I magistrati fanno schifo in Italia lo dobbiamo dire e sta succedendo anche nel caso Denise. Se ne stanno andando ad indagare la collega. Quale è l’urgenza?»..

Il consiglio rileva che l’avvocato Frazzitta era stato contattato già diverso tempo prima dalla testimone e dal marito, che si dicevano essere a conoscenza di elementi utili per le indagini sulla scomparsa della piccola Denise, e che il penalista il aveva immediatamente indirizzati all’autorità giudiziaria per valutare la loro attendibilità.

Il consiglio scrive: “Il legale che venga nuovamente contattato dalla possibile fonte testimoniale da cui, in precedenza, era già stato – addirittura per primo- contattato non ha motivo per astenersi dal colloquio con quella fonte che peraltro lui stesso aveva indirizzato all’autorità giudiziaria, fermo ovviamente il divieto di suggestionarla in qualsivoglia modo. L’avv. Frazzitta non ha quindi violato alcuna norma deontologica nel momento in cui, dopo essere stato chiamato al telefono dalla teste , si sia con questa intrattenuto né ha “forzato” o “suggestionato” la volontà dell’interlocutore verso questa o quella deposizione”

Per quanto riguarda invece, il “fa schifo” riferito alla magistratura italiana il consiglio rileva che “l’unico limite alla libertà di espressione, di manifestazione del pensiero, è quello della lesione al bene giuridico della altrui reputazione che non può certo essere arrecata attraverso una comunicazione verbale, ed assolutamente riservata”.

Poi conclude: “Se si dovesse scivolare sulla pericolosa china di considerare illecita, anche solo di natura deontologica, l’espressione del proprio pensiero, qualunque esso sia, manifestata, in modo assolutamente privato, ad un solo interlocutore il passo verso la repressione del “pensiero” di per se stesso, rimarrebbe persino agevole. È una deriva da cui bisogna rimanere lontani”.

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