Covid, nuovi vaccini e imprinting immunitario: le ultime dalla ricerca
L'imprinting immunitario spiega perché i vaccini e la negativizzazione dal Covid non ci proteggono sempre dalle nuove varianti
L’imprinting immunitario spiega perché i vaccini e la negativizzazione dal Covid non ci proteggono sempre dalle nuove varianti
Covid: negli ultimi tempi l’argomento più discusso è quello dei nuovi vaccini. Vaccini aggiornati alle nuove varianti che offriranno una protezione maggiore e più efficace. Proprio in merito a questo, è stato spiegato il motivo per il quale i primi vaccini anti-Covid o la negativizzazione dopo un contagio non proteggono da tutte le varianti: il motivo è l’imprinting immunitario.
Come evidenziato in un articolo pubblicato da Science nel 2021, riportato poi dal Corriere della Sera, la risposta immunitaria alle varianti è condizionata dal primo ceppo di infezione con il quale si è venuti a contatto. Il corpo, praticamente, riconosce la prima proteina Spike che ha “incontrato“. Per questo, alcune varianti possono sfuggirgli proprio perché la proteina si è modificata con il nuovo ceppo.
Allo stesso modo, i vaccini non proteggono contro tutte le varianti proprio perché la loro composizione chimica non è la stessa delle nuove proteine Spike. Proprio a causa di questo imprinting immunitario, i vaccini perdono la loro efficacia completa contro i nuovi ceppi di Covid, seppur prevenendo l’insorgere della malattia grave e della morte.
Con i nuovi vaccini aggiornati, però, la situazione dovrebbe migliorare. Dovrebbero arrivare presto, come spiega Sky Tg 24, dei vaccini a mRNA bivalenti. Questi, cioè, riescono a proteggere contro la variante di Wuhan e tutti gli altri ceppi. Il responsabile della strategia per i vaccini dell’Agenzia europea per i medicinali Marco Cavaleri ha spiegato che dati preliminari mostrerebbero come questo tipo di vaccini, incorporando un ceppo della variante Omicron, riesca ad “aumentare ed estendere la protezione, se usati come booster“.
Fonte foto: Città di Verbania.
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