Coronavirus, ecco le terapie per sperare
In attesa di un vaccino si stanno sperimentando vari approcci terapeutici, che danno le prime speranze di cura dal Coronavirus
La terribile pandemia dovuta a questo nuovo Coronavirus, che il comitato tecnico internazionale ha denominato SARS-CoV-2, sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari di tutto il mondo per via della sua elevata virulenza e i pesanti effetti sul sistema polmonare in presenza della malattia COVID-19 da esso causata.
Il fenomeno ha colto tutti impreparati ad una pandemia globale di una tale portata, cogliendo in contropiede anche il mondo dell’informazione 3.0.
Si tratta della prima grande epidemia ai tempi dei social, che hanno mostrato e stanno ancora mostrando quanto sia positivo essere interconnessi gli uni agli altri, facilitando la socializzazione anche in tempi di totale quarantena, ma anche la proliferazione di fake news sensazionali. Sia per un presunto divertimento nel creare allarmismo che per venali ragioni di marketing, soggetti irresponsabili non hanno perso l’occasione di distorcere l’informazione persino sulla salute.
Il deplorevole fenomeno ha raggiunto un livello tale da indurre il Ministero della Salute a creare una sezione dedicata a smentire le bufale in circolazione all’interno del proprio sito web.
Si sono venute a creare credenze e dicerie scientificamente infondate e spesso pericolose per la salute e l’incolumità fisica, come per esempio “Fare gargarismi con la candeggina, assumere acido acetico o steroidi, utilizzare oli essenziali e acqua salata protegge dall’infezione da nuovo coronavirus”, “Tagliarsi la barba evita il contagio”, “I bambini non rischiano di essere contagiati dal nuovo coronavirus” oppure “Se vieni contagiato dal nuovo coronavirus, te ne accorgi sempre”.
Ma la disinformazione non si è fermata nemmeno sugli aspetti di prevenzione e cura, arrivando addirittura a dare per assodato che gli immigrati extracomunitari non siano interessati dal SARS-CoV-2 perché protetti dalla vaccinazione contro la tubercolosi: niente di più sbagliato, dal momento che la TBC è dovuta ad un batterio e non ad un virus.
Altrettanto sbagliato l’uso “preventivo” di Tachipirina o antinfiammatori a base di Ibuprofene: una pomata antinfiammatoria per uso esterno è utilissima per lenire i dolori muscolari, in alternativa alle compresse per casi gravi e per un uso non prolungato, ma non per trattare il COVID-19.
Al momento non esiste un vaccino e neanche la cura specifica, però stanno già testando anche in Italia Clorochina, Tocilizumab e Remdesivir. Questi sono i nomi dei farmaci attualmente in sperimentazione per contrastare gli effetti clinici molto severi del nuovo Coronavirus che portano gravi polmoniti, andando ad agire sulla risposta immunitaria per ridurre il livello di infiammazione.
La Clorochina è il principe attivo alla base di un farmaco contro la malaria sviluppato nel dopoguerra, inserito nelle linee guida del trattamento anche in Cina, utile perché contrasta la replicazione delle cellule del virus all’interno dell’organismo contaminato.
Tocilizumab è un anticorpo già in commercio per la somministrazione in pazienti affetti da artrite reumatoide, quindi potenzialmente in grado di ridurre l’infiammazione polmonare.
Poi il Remdesivir, farmaco che aveva già dimostrato la sua efficacia in occasione di studi fatti durante l’epidemia di MERS. A tutto questo si abbina l’uso di antiretrovirali contro l’AIDS, nelle prime fasi del COVID-19.
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