Cecilia Parodi condanna: un anno e mezzo per gli insulti a Liliana Segre
Cecilia Parodi condanna a un anno e mezzo: insulti a Liliana Segre e frasi d’odio contro gli ebrei. Il tribunale di Milano la riconosce colpevole di propaganda razzista
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Cecilia Parodi condanna. È arrivata la condanna per Cecilia Parodi, la scrittrice finita al centro delle polemiche. L’autrice ha rivolto una serie di post e video pubblicati sui social contro la senatrice a vita Liliana Segre e la comunità ebraica.
Il tribunale di Milano l’ha riconosciuta colpevole di diffamazione aggravata e propaganda d’odio razziale, condannandola a un anno e sei mesi di reclusione con il rito abbreviato.
Le parole che hanno portato alla condanna di Cecilia Parodi
Tutto è partito da un video pubblicato su Instagram il 19 luglio 2024, in cui Parodi aveva definito Liliana Segre “una demente senza cuore”, criticando la senatrice per l’uso del termine “genocidio”.
In quello stesso filmato, la donna si era lasciata andare a un violento sfogo antisemita, arrivando a dire: “Odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani. Un giorno dovranno essere appesi per i piedi, in piazza Loreto o in piazza Tienanmen”.
Frasi durissime, che hanno portato all’apertura di un’inchiesta per istigazione alla violenza e all’odio etnico. Il giudice ha poi riqualificato l’accusa in propaganda e incitamento basato su motivi razziali o religiosi, confermando la gravità delle espressioni utilizzate.
La decisione del tribunale di Milano
La condanna di Cecilia Parodi prevede la sospensione condizionale della pena, ma solo a fronte di alcuni obblighi specifici. La scrittrice dovrà infatti pubblicare la sentenza sul sito del Ministero della Giustizia e versare una provvisionale immediata alle parti civili in attesa della definizione dei risarcimenti.
Ecco i risarcimenti stabiliti dal giudice:
- 10.000 euro a Liliana Segre;
- 5.000 euro all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane;
- 5.000 euro all’associazione The International Jewish Lawyers and Jurists;
- 500 euro al presidente pro tempore della stessa associazione.
La condanna di Cecilia Parodi riaccende il dibattito sul linguaggio d’odio online e sui limiti della libertà di espressione. In un periodo storico in cui l’antisemitismo torna a farsi sentire anche sui social, la decisione del tribunale di Milano rappresenta un segnale forte contro la diffusione di contenuti discriminatori e violenti in rete.
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