19 Ottobre 2015

Cantone sale in cattedra: ecco come combattere la corruzione

Il magistrato giuglianese Raffaele Cantone, invitato a tenere una lezione presso l’università Federico II di Napoli, si è espresso su temi di grande attualità  come corruzione e criminalità

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Raffaele Cantone sale in cattedra. E lo fa all’Università Federico II di Napoli, dove poco meno di trent’anni fa si è laureato in Giurisprudenza.

Cantone, attualmente presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ha tenuto una lezione dal titolo: “Da Gomorra a Mafia Capitale, riflettendo su Petrobas”. Lo scopo del dibattito era creare un ponte tra l’esperienza italiana e quella brasiliana, alla ricerca di strategie comuni di contrasto al fenomeno della corruzione e della criminalità.

WP_20151019_11_52_45_ProSi è analizzata dunque l’evoluzione del sistema della corruzione in Italia e riflettuto su come, questo sistema, sia analogo a quello di tanti altri paesi nel mondo. Il Brasile, insomma, non è poi così lontano.

Il progetto in parola è stato inaugurato della Facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli, insieme con l’Università degli studi di Napoli Suor Orsola Benincasa, Univesidade de Sao Paulo, Pontificia Universidade Catolica Do Rio Grande Do Sul, Universidade Federal Do Rio de Janiero, Autorità Anticorruzione e la Procura Generale della Repubblica.

Nonostante il fenomeno della corruzione sia di forte attualità nel nostro paese, Cantone si dice fiducioso per il futuro, soprattutto guardando al lavoro che le istituzioni educative fanno sui nostri giovani: “Io credo che ci sia la necessità di preparare i ragazzi tenendo presente tenendo presenti le esigenze del quotidiano”, ha dichiarato Cantone, “Ritenevo per esempio in passato che fosse assurdo che non si studiasse il diritto della criminalità organizzata. Ora sta avvenendo ed è un passo in avanti rilevante”. E ha aggiunto: “E’ molto bello pensare che Napoli abbia messo in campo un’iniziativa di collegamento con le università del Brasile”.

La possibilità di cambiare le cose, però, non deve mai trasformarsi in vuota retorica, ricorda Raffaele Cantone, che sull’importanza di agire di più e parlare di meno cita don Luigi Ciotti, che diceva:“La legalità è una parola abusata, dobbiamo smetterla di parlarne, le persone si attendono più fatti e meno parole”.

Intervistato al termine del dibattito, il magistrato si è lasciato andare ad altre importanti considerazioni, in particolare sul ruolo che può avere lo Stato nel combattere fenomeni altamente pervasivi nelle classi meno abbienti della nostra società: “In situazioni di mancanza di lavoro e di redditi bassissimi diventa difficile pensare di lavorare solo con la repressione, che è un momento fondamentale, ma è uno dei momenti in cui lo Stato deve farsi vedere con la ‘faccia cattiva’, non dimenticando che deve farsi vedere anche con la ‘faccia buona’ della capacità di rimettere in moto certe realtà.”, ha dichiarato Cantone,  “se in alcuni quartieri c’è questo livello di reddito formale così basso, ma ma tutto sommato le cose vanno avanti, vuol dire chiaramente che c’è qualcosa che non quadra, perché 1 + 1 dovrebbe fare 2. De queste persone non le aiuta lo Stato, vuol dire che qualcun altro interviene in quelle zone, e quel qualcun altro probabilmente è la camorra.”

Infine, il presidente dell’ANAC lancia un messaggio chiaro al governo e ai temi economici che negli ultimi giorni hanno agitato il nostro Parlamento, primo fra tutti l’innalzamento del limite alla circolazione del contante da 1000 a 3000 euro: La possibilità di risolvere questioni complicate con parole e slogan non ha mai fatto bene. L’aumento o la diminuzione dei limiti del contante non ha nessun effetto concreto sulla lotta all’evasione. Quello che secondo me è fondamentale per la lotta all’evasione è la stabilità normativa.” E aggiunge:Non credo affatto che l’aumento a 3000 euro favorisca la corruzione. Credo invece che ciò che è sbagliato è cambiare continuamente le regole, con il messaggio simbolico che ciò si porta dietro. Questo aumento di 3000 euro non ha nessun effetto in sé a favore dell’evasione fiscale, è il segnale però di un legislatore che cambia troppo spesso opinione e questo non fa bene alla lotta all’evasione”.

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