3 Maggio 2025

Campi Flegrei: pressione dei fluidi alla base dei terremoti

Una ricerca di Stanford e Federico II propone una nuova ipotesi sul bradisismo nei Campi Flegrei: a causare terremoti sarebbe l’accumulo di pressione da acqua e vapore, non il magma.

Vista satellitare dei Campi Flegrei con il golfo di Pozzuoli - NASA

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CAMPI FEGREI – Una nuova ipotesi scientifica mette in discussione l’attuale interpretazione dei fenomeni sismici nei Campi Flegrei. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances dal team dell’Università di Stanford, guidato dalla geofisica italiana Tiziana Vanorio, e in collaborazione con Grazia De Landro dell’Università Federico II di Napoli, i terremoti e il sollevamento del suolo potrebbero essere causati principalmente dalla pressione di acqua e vapore accumulati in profondità, e non dalla risalita di magma.

Campi Flegrei, l’ipotesi: ridurre la pressione prelevando i fluidi

La proposta della ricerca è tanto innovativa quanto concreta: abbassare la pressione del serbatoio geotermico riducendo il livello delle acque sotterranee, anche tramite pozzi di prelievo. In questo modo, sostengono gli autori, si potrebbe intervenire in modo attivo per gestire il rischio sismico e bradisismico, anziché limitarsi al solo monitoraggio.

Vanorio sottolinea ai colleghi del Il Mattino:

«Possiamo gestire il deflusso superficiale e il flusso dell’acqua, oppure ridurre la pressione prelevando i fluidi dai pozzi. È un obiettivo che perseguo non solo da geofisico, ma anche da cittadino».

Bradisismo ai Campi Flegrei: confrontati i dati del 1982-1984 e 2011-2024

I ricercatori hanno confrontato i dati dei periodi di bradisismo intenso tra gli anni ’80 e il presente. In entrambi i casi si è osservato un sollevamento del suolo accompagnato da forti rumori, che gli studiosi associano a possibili esplosioni di vapore causate dalla transizione rapida dell’acqua liquida in vapore durante eventi sismici.

Questa dinamica, secondo la nuova ipotesi, sarebbe alla base delle fratture nel sottosuolo e degli eventi sismici legati al bradisismo.

Il parere dell’INGV: teoria interessante, ma da verificare

Sulla ricerca si è espressa anche Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’INGV, che in un’intervista rilasciata all’ANSA ha definito lo studio un importante contributo, pur sottolineando la necessità di ulteriori verifiche.

«La teoria offre spunti di riflessione ma dovrà essere validata attraverso i dati della crisi attuale e le osservazioni storiche. La scienza avanza solo grazie alla verifica indipendente delle ipotesi».

Bianco ha inoltre evidenziato come lo studio sia stato possibile grazie all’apertura dell’INGV nel condividere liberamente i dati, sottolineando la volontà dell’Istituto di favorire la ricerca scientifica a beneficio della collettività.

Anche la Federico II propone tecniche di controllo geotermico

Contemporaneamente, è stata pubblicata una seconda ricerca, coordinata da Annamaria Lima dell’Università Federico II di Napoli, sulla rivista American Mineralogist, che propone l’uso di tecnologie geoingegneristiche per regolare la pressione dei fluidi nella zona Solfatara-Pisciarelli.

Anche in questo caso, l’obiettivo è minimizzare il rischio di eruzioni freatiche, ridurre la sismicità e contenere il sollevamento del terreno, aprendo la strada a una gestione attiva dei fenomeni bradisismici.

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