Calcio Napoli, la squadra di Spalletti sempre più europea
Il mondo del calcio è incantato dal Napoli di Luciano Spalletti: giovane, senza campioni già affermati ma con talenti dotati di grande fame
Che poi chi lo sa, che cosa scatta nella mente dei calciatori, quando una partita si mette in salita e sembra che, per quanto ti sforzi, non riesci a sbloccarla. E cosa succede poi, quando uno di loro salta in paradiso, quasi fino a toccare le nuvole, più su di tutti, per impattare il pallone e scaraventarlo in rete. Perché è così che è andata, ieri, a Cremona. Quel gol del pareggio di Dessers, dovuto ad un rocambolesco rimpallo, veva sorpreso gli azzurri, che avevano provato a reagire, sì, ma in maniera confusionaria, un po’ ansiosa, senza la giusta lucidità. Qualcuno ha parlato di stanchezza post impegno europeo, e ci può stare. Qualcuno ha invocato un maggior turnover da parte di Spalletti, e anche questo è giusto, in considerazione dei tantissimi impegni ravvicinati. Eppure poi entra Simeone, stacca più di tutti e la sblocca. E sblocca anche i suoi compagni, che in pieno recupero trovano il gol del 3-1 e poi addirittura quello del definitivo 4-1 (1-4, considerando che giocavamo in trasferta). Certo è che Spalletti ha avuto il coraggio di osare, di cambiare uomini e modulo, passando dall’iniziale 4-3-3 al 4-2-3-1 e poi di nuovo al 4-3-3. E dalle sue scelte è dipesa la vittoria. Perché segnano tutti i subentranti: segna Simeone, segna Lozano, segna Olivera. Tutti subentranti, tutte forze fresche in corso che riescono a decidere partite e determinare vittorie. Il match di ieri ha certificato che la panchina del Napoli è davvero fondamentale, che può fare la differenza. E, se non si è sentita l’assenza di Osimhen, il cui infortunio aveva condzionato la scorsa stagione, vuol dire che un banco di prova importante è stato superato. Ma, vietato fermarsi: nulla è ancora stato fatto, e i campionati si decidono in primavera. Dunque, testa alla prossima che, come da filosofia spallettiana, è sempre la più difficile. Con una certezza in più: che il gioco degli azzurri è europeo. Votato all’attacco, alla progressione finalizzata al tiro, concreto, per nulla sparagnino. Ed è s questa strada che il mister vuole continuare. Abbassare i ritmi? Niente affatto: non si adatterebbe alle qualità dei calciatori partenopei.
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