
Attentato Ranucci, l’amara realtà e i finti solidali
L'analisi a poche ore dall'attentato a Pomezia ai danni del giornalista Sigfrido Ranucci.
ATTENTATO RANUCCI, L’AMATA REALTÀ E I FINTI SOLIDALI
Un chilo di esplosivo posizionato tra la vettura e il portone di casa. Per far arretrare, spaventare ed uccidere. Per colpire uno ed intimorire gli altri. Che evidentemente credono ancora nell’articolo ventuno della Costituzione, reiteratamente oltraggiata e vilipesa bipartisan.
Per favore, non chiamatelo ordigno e neanche esplosione. Che può avvenire anche per un un corto circuito o per un errore. Come è accaduto qualche settimana fa in una fabbrica a pochi chilometri da dove scrivo. È stato un attentato alla vita e alla famiglia di Sigfrido Ranucci, massimo rappresentante del giornalismo d’inchiesta nel nostro Paese. Un atto di atroce disprezzo, che poteva divenire tragedia se ci fossero stati ritardi per la figlia, rincasata circa venti minuti prima. Un avvertimento in autentico stile mafioso. E sul quale verrà accertata la matrice. Le intimidazioni però sono da inquadrare in un contesto più ampio.
Attentato Ranucci, un contesto sempre più complesso
Decenni di delegittimazione da parte della politica, campagne denigratorie con lo scopo di indebolire, ridurre ed infangare il lavoro ineccepibile di un professionista esemplare. Che indaga sui poteri occulti, sulla connivenza, sul malaffare che lega le attività criminali alle istituzioni locali e nazionali. Ed altri temi su cui è sacrosanto avere i riflettori sempre accesi. La solidarietà sicuramente è apprezzabile. E potrebbe servire a lenire i timori e le paure anche di chi vive accanto h24 (o quasi) a Ranucci. Alle parole non seguono quasi mai i fatti. Cosa è cambiato rispetto ai tempi di Falcone, Borsellino e di Siani? Avevamo giurato che questi fatti dovessero appartenere al passato. E invece non è mutato assolutamente nulla.
La storia non ci ha insegnato niente. Un contesto storico, politico e culturale sempre più complesso. Con toni roventi anche nelle aule in cui si prendono provvedimenti e scelte per il nostro futuro. In Commissione di Vigilanza Rai il senatore di Forza Italia, Gasparri derise Ranucci, portandogli un cognac e una carota, per cercare metaforicamente di allentare il bastone nei confronti del potere. Chiaramente tra le risate dei presenti, come i bulletti di quartiere. Perchè è più facile isolare e poi accerchiare, dunque azzannare. Come gli avvoltoi.
Perchè non vengono approvate leggi a tutela della libertà di stampa? Perchè la stessa Commissione di cui sopra procedeva negli scorsi mesi al taglio del programma Report, in palinsesto dal 1997 ed in costante crescita sotto la direzione di Sigfrido Ranucci? Semplice perchè le indagini di questo tipo danneggiano le immagini dei Governi che si avvicendano. Perchè il popolo è stanco di assistere all’indecoroso atteggiamento vessatorio nei propri confronti. Perchè persone come Sigfrido rappresentano l’ancora per una corretta, reale ed oggettiva informazione. Ed è questo il fattore principale che infastidisce chi lo detesta, lo schernisce. E a margine del triste evento di Campo Ascolano a Pomezia, si unisce alla massa sbandierando solidarietà e vicinanza. Non siate ipocriti. Non siete mai stati con Sigfrido, anzi chiedete scusa. E difendete Report!
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