Anfiteatro Romano di Nola: ripartono gli scavi
Una convenzione tra la Soprintendenza Archeologica della Campania e l’Archeoclub di Nola, con il contributo finanziario dell’IFIR, ha permesso la ripresa degli scavi all’Anfiteatro Laterizio. Previsto anche un campo estivo, totalmente gratuito, per i ragazzi di qualunque età scolastica
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Nell’ambito del progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico della Campania, è ripreso lo scavo dell’antico anfiteatro romano di Nola.
Il progetto, finanziato dall’Archeoclub di Nola e dall’IFIR, prevede anche un campo estivo, totalmente gratuito, per i ragazzi di qualunque età scolastica.
Il monumento, noto sin dalla letteratura antiquaria del XVI secolo come “Anfiteatro Laterizio“, si trova ubicato nella zona nord-occidentale della città, alle spalle della murazione tardo repubblicana in opera quasi reticolata, la c.d. “Muraglia“.
Secondo la tradizione agiografica, il vescovo di Nola Felice, per aver fatto professione di fede cristiana, nel 95 d.C. fu condotto in tale edificio per ordine di Marciano, preside della regione, affinché fosse divorato dalle fiere. Nonostante gli sforzi dei carcerieri il santo fu salvo, in quanto le belve si rifiutarono di attaccarlo, ammansite dalla sua presenza.
Completamente sepolto, anche se la sua ubicazione era riconoscibile per l’innalzamento delle quote del piano di campagna e per l’emergenza dell’imboccatura di un vomitorio e di alcuni brevi tratti di murature, l’anfiteatro è stato oggetto di alcuni brevi campagne di scavo tra il 1985 ed 1993, le quali portarono in luce tre dei corridoi di accesso al monumento e alcuni elementi delle murature del circuito esterno, recanti ancora il rivestimento di intonaco.
Le indagini condotte precedentemente dalla sovrintendenza, avevano permesso di portare in luce poco meno di 1/4 dell’intera struttura dell’edificio realizzata costruendo la serie dei corridoi di accesso a vari settori ed i muri che delimitavano l’arena e che costituivano il circuito esterno: su tale scheletro furono creati con terreno di riporto dei terrapieni, su cui poggiavano le gradinate della cavea.
In base alle ricerche, l’antica struttura doveva essere di dimensioni comprese tra i 138 metri per l’asse principale e i 108 per quello secondario.
La valorizzazione ed il recupero del monumento, uno dei pochi edifici romani ancora abbastanza integro di Nola, città che rivestì nell’antichità un ruolo non secondario del punto di vista politico- economico – consentirà di fissare un altro punto di riferimento per un itinerario turistico-culturale della parte nord orientale della provincia di Napoli e contribuirà al recupero sociale e culturale di tale area.
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