Accadde oggi: 11 gennaio 1999 moriva Fabrizio De Andrè
L'11 gennaio 1999 moriva a Milano il cantautore Fabrizio De Andrè, era affetto da una grave malattia ai polmoni. Il ricordo della sua musica
Milano. Era un lunedì nero l’11 gennaio 1999, un giorno funereo per il mondo della musica e dello spettacolo che tristemente diede l’addio ad uno dei cantautori più grandi della musica italiana: Fabrizio De Andrè.
Basta citare o intonare una sua canzone per creare un coro, per ricordare con passione e malinconia le sue canzoni celebri: la Canzone di Marinella, Inverno, Dolcenera, La ballata dell’amore cieco, La guerra di Piero, Creuza de ma, Amore che vieni amore che vai, Don Raffaè, Bocca di rosa, Geordie, Girotondo e tanti altri. Ancora oggi la sua musica è amata e cantata con occhi trasognanti. I suoi testi, i testi di Faber, così era chiamato dai più, erano delle vere e proprie poesie composte con passione e grande abilità poetica. Nacque a Genova il 18 Febbraio del 1940 e in quarant’anni di carriera pubblicò 13 album, una fucina di storie sorprendenti, di racconti senza tempo che tramutano l’umano in sottili note evocative. Il racconto della guerra, della vita fatta di piccole e grandi cose, gli emarginati, gli incompresi erano la punta di diamante delle sue opere. Amava rivisitare, riadattare e ricreare testi già noti, dimostrando tutta la sua abilità di scrittore e musicista. Fu uno studente piuttosto pigro, fermatosi solo a due esami presso la facoltà di Giurisprudenza, Fabrizio De Andrè decise di intraprendere la carriera musicale che non abbandonerà mai. Con l’appoggio e l’amore costante della moglie Dori Ghezzi e degli amici Gino Paoli, Paolo Villaggio, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè è sempre stato devoto alla musica fino alla fine.
L’11 gennaio del 1999 Fabrizio De Andrè si spegne presso l’Istituto di tumori di Milano, assistito dalla moglie e dalla figlia. Per Renzo Arbore quel giorno fu lo spartiacque della musica italiana “il primo a coniugare felicemente la semplicità della musica popolare con la raffinatezza dei testi”.
Fonte: Fremondoweb.it
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